Speciale – Catania&Argentina, dolce legame: a Rosario il colore del …


Una passione, un legame, può superare migliaia di chilometri. Può superare vasti oceani e rendere vicino quello che solo apperentemente sembra così lontano. Come Catania e l'Argentina, una città ed un paese a cui basta poco per abbracciarsi e non staccarsi più. Basta un viaggio, un pallone. Basta anche un gelato.

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Succede così che al termine della Seconda Guerra Mondiale Giuseppe Capitano decide di lasciare la sua Catania per emigrare in Argentina. Il classico viaggio della fortuna, come veniva chiamato a quei tempi. Arriva a Rosario, nella provincia argentina di Santa Fè, e comincia a lavorare come venditore ambulante di gelati al Parque de la Indipendencia, ad un passo dallo storico stadio del Newell's Old Boys.

Diventa famoso per il suo carretto con su scritto 'Helados la siciliana', e col tempo riesce a mettere da parte un gruzzoletto che gli permette, nel 1967, di aprirsi una gelateria tutta sua. Come chiamarla? Il signor Capitano non ci pensa su due volte: il nome perfetto è 'Catania', in onore alla sua città. La 'Heladeria Catania' diventa negli anni uno dei più importanti luoghi di ritrovo di Rosario, per emigranti catanesi e non.

Giuseppe è appasionato di calcio, ed ovviamente di Calcio Catania. A quei tempi la squadra rossazzurra non era certo una colonia argentina come adesso, ma un argentino ci giocava comunque: Salvador Calvanese, autore di una rete nel 2-0 del Catania sulla grande Inter di Helenio Herrera, nella partita che fece gridare a Sandro Ciotti il celeberrimo 'Clamoroso al Cibali'.

Calvanese si chiamava Salvador proprio come il figlio di Giuseppe, che contagiato dalla passione del padre decide di fare il calciatore. Milita nel Newell's Old Boys, nel Central Cordoba e chiude la carriera nel Renato Cesarini. In mezzo una paradossale esperienza europea. Sì perchè nel 1977 Salvador Capitano si trasferisce al Palermo, che evidentemente - parlano le statistiche -  non si rivela la squadra perfetta per lui. Appese le scarpe al chiodo diventa un famoso allenatore, vincendo molti titoli in Ecuador, ma non dimentica le tradizioni di famiglia...

E' lui, infatti, ad ereditare la 'Heladeria Catania' e l'amore per i colori rossazzurri. Decide quindi di far indossare a tutti i suoi dipendenti le maglie del Catania, che nel frattempo si era trasformata nella squadra più argentina d'Europa. Nell'attuale rosa ci sono ben 11 argentini, tre dei quali hanno fatto il percorso inverso che fece Giuseppe Capitano nel lontano 1952: Almiron, Paglialunga e Spolli, nati a Rosario ed emigrati 'in cerca di fortuna' nell'accogliente Catania. La maglia con dedica del 'rosarino' Spolli, in particolare, è affissa come un cimelio su una delle pareti della gelateria.

La maglia con dedica del 'rosarino' Spolli, affissa come un cimelio

Ad impreziosire ulteriormente la nostra storia ci pensa Giorgio, nato a Catania 23 anni fa da padre catanese e mamma argentina. Un mix perfetto. Vive alle pendici dell'Etna gran parte della sua vita, e sostiene i colori rossazzurri durante la ripida risalita dalla serie C2 alla Serie A. Canta per il Catania dalla Curva Nord, ma nello stesso momento il suo cuore viaggia verso la 'Bombonera'. Lì dove gioca il Boca Juniors, l'altro pezzo calcistico del suo cuore.

Col tempo il richiamo dell'Argentina si fa troppo forte. E Giorgio ci torna. Si traferisce a Rosario, proprio come Giuseppe, e dove poteva trovare lavoro se non nella 'Heladeria Catania'? Gli amici lo vedono in foto con indosso la maglietta rossazzurra, quella col 'Liotru' stampato sul cuore, e gli chiedono: "Ma sei tornato finalmente in Italia?". Lui risponde: "No, vivo a Rosario e lavoro in una gelateria che si chiama Catania. Casualità della vita...".

O forse è semplicemente il legame, il destino. Quello che lega Catania all'Argentina.

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