Sfide cruciali di un’America Latina in movimento

Col permesso dell'Autore e dell'Editore pubblichiamo questo articolo, già pubblicato su OtherNews www.other-news.info/noticias/2016/01/desafios-cruciales-de-una-america-latina-en-movimiento/

Le ultime settimane del 2015 hanno registrato cambiamenti nelle dinamiche politiche di un continente egemonizzato, negli ultimi dieci anni da governi progressisti. L'alternanza elettorale incombe in questa nuova fase dell’America Latina che in meno di 30 anni aveva cambiato radicalmente brutali dittature in democrazie in fase di consolidamento.
L'arrivo al governo argentino di Mauricio Macri, il 10 dicembre; la sconfitta del partito di governo nelle elezioni legislative in Venezuela il 6 dicembre con la corrispondente perdita della maggioranza parlamentare; la richiesta di impeachment del presidente brasiliano Dilma Rousseff sono gli eventi recenti più noti che segnano la nuova congiuntura continentale. In cui la risoluzione politico-negoziata del conflitto colombiano appare come una sempre più concreta possibilità dopo mezzo secolo di guerra civile.
Alternanza in Argentina
La nuova congiuntura argentina emersa dalle urne il 22 novembre dello scorso anno e istituzionalizzata con le nuove funzioni del presidente Mauricio Macri, “anche se inattesa, può essere considerata nel quadro di un sistema politico basato sul ricambio democratico”, spiega il professore di comunicazione sociale Eduardo Seminara.
L’ex Vice Rettore dell'Università Nazionale di Rosario (UNR) e ora deputato nazionale dell’attuale opposizione del Fronte per la Vittoria (FpV) Seminara ritiene che alcune delle prime misure prese dal nuovo governo “minacciano la legittimità democratica quando impongono decreti esecutivi”.
Come è successo con la “designazione presidenziale di due nuovi membri alla Corte Suprema di Giustizia senza l'approvazione del Senato”, misura che ha causato così tanta resistenza che è stata, infine rinviata. O gli attacchi, anche attraverso decreti esecutivi, contro leggi che erano state regolarmente approvate dal legislatore, come la legge sui Media.
Nel caso di un mantenimento di questa metodologia di azione esecutiva senza “rispettare gli strumenti parlamentari-costituzionali... è molto probabile e quasi inevitabile che nel 2016 si apra un ciclo di alta conflittualità sociale. Soprattutto se tali decisioni “riguardano i diritti e le conquiste sociali, instaurati negli ultimi 12 anni dei governi Kirchneristi” - che comprendono un periodo di Nestor Kirchner e gli ultimi due del presidente Cristina Fernandez de Kirchner.
“La gente non accetterà un ritorno al sistema neoliberista analogo a quello sperimentato negli anni '90”, sottolinea. Valutando che negli ultimi 12 anni si è consolidato “un modello di produzione e crescita senza esclusioni, con sovranità sia in materia economica, quanto nell'estensione dei diritti civili e sociali”.
La futura dinamica Argentina "molto simile a quella del Brasile e di altri paesi della regione dato l'intenso sforzo di integrazione regionale che si è data negli ultimi dieci anni, dipenderà dal buon governo”. E per assicurarla è essenziale che il nuovo governo non carichi contro l'impalcatura sociale esistente. “Smontare questo modello provocherebbe resistenza sociale con metodi rinnovati e con il contributo delle reti e dei mezzi di comunicazione sociale", prevede il deputato dell'opposizione. Che insiste sull'alto livello di mobilitazione nel paese, espresso nel mese di dicembre con molte manifestazioni di “resistenza”, cioè resistenza contro misure impopolari.
Governabilità minacciata in Brasile
L’avvio di un processo politico contro il presidente Dilma Rousseff promosso al Congresso nella prima settimana di dicembre, “costituisce il termometro di una significativa crisi istituzionale” in Brasile, dice di Beat Wehrle, teologo svizzero che vive da molti anni a San Paolo, con un ruolo di Coordinatore di Terra di Uomini / Germania per il Cono Sud.
Il 2016 inizia segnato da una disputa politica su questo giudizio – spostato all’inizio di febbraio – e con tensioni legislative derivanti da accuse contro i leader dell'opposizione per scandali di corruzione, anticipa Wehrle.
"E molto difficile prevedere come si concluderanno questi processi. Pur considerando il fallimento delle mobilitazioni contro Dilma convocate nel mese di dicembre e con la forte risposta dei movimenti sociali in manifestazioni di massa per le strade nello stesso mese contro un possibile golpe alla *paraguayana*, la Presidente può superare tale fase infernale del suo governo. E questo pur dovendo intendersi con un parlamento in cui il suo partito è in minoranza, e che è il più conservatore che ci sia stato dall'ultima dittatura militare”, egli ritiene.
Anche se il Partito dei Lavoratori al potere (PT) supera questa crisi, sarà un anno “politicamente difficile perché l'opposizione cercherà di convertire le elezioni municipali di ottobre 2016 in un vero e proprio plebiscito contro il governo in un momento di stanchezza economica" scuotendo le fondamenta stesse della prima potenza mondiale dell'America Latina e settima al mondo.
Con l'aggravante che, data l'attuale complessa situazione economica “il progresso sociale realizzato dai governi successivi del PT sta indebolendosi rapidamente. Il PT ha favorito un forte riaggiustamento fiscale che ha ridotto la capacità di investimento dello Stato in settori sensibili come la salute e l'istruzione. La disoccupazione è tornata a ricrescere; l'inflazione supera il 10% e i settori beneficiati dai programmi sociali si sentono minacciati a ricadere nuovamente nella povertà o addirittura nella miseria”, sottolinea Wehrle.
Guardando il quadro di ciò che si vive in Brasile ed i recenti cambiamenti istituzionali in Argentina e Venezuela, conclude Wehrle, si percepisce un processo “di regressione politica; un certo esaurimento di alcune forme tradizionali di lotta sociale e di un certo indebolimento di quello che abbiamo chiamato Primavera latinoamericana.
La pace in Colombia a portata di mano
Con una dinamica propria - su cui non sembrano incidere direttamente i cambiamenti regionali - i negoziati di pace che si svolgono a L'Avana sembrano anticipare che nel 2016 potrebbe esserci la firma degli accordi tra il Governo e le Forze armate rivoluzionarie (Farc ), sottolinea Jean-Pierre Gontard, un ex professore universitario ed esperto di Colombia.
Gontard, che era stato un mediatore tra gli stessi attori nei negoziati precedenti a El Caguan (1999-2002) riconosce che rimangono “punti difficili da risolvere.” Tra questi: cosa accadrà ad armi e munizioni della guerriglia; quale sarà l'atteggiamento del governo in relazione all'altro gruppo di guerriglieri ELN (Esercito di Liberazione Nazionale); cosa accadrà con i gruppi paramilitari e anche quale sarà la reazione degli altri gruppi armati coinvolti in vari traffici (cocaina, carburante, smeraldi).
Tuttavia, finora, questo processo "è già esemplare" data l'entità che il conflitto ha raggiunto. Con il corollario di 220mila morti, più di 6 milioni e mezzo di sfollati e circa 7 milioni e mezzo di vittime di ogni tipo.
Sia i diplomatici, i politici, i militari e nel futuro gli storici dovranno studiarlo molto da vicino, sottolinea il professore svizzero.
Tra le particolarità di cui fanno parte possiamo iscrivere: lunghi e segreti negoziati su un ordine del giorno preciso prima dell'annuncio pubblico del procedimento; l'assenza di un percorso rigido come vogliono generalmente i diplomatici stranieri quando si tratta di conflitto interno; mediazione discreta e intelligente di un piccolo numero di governi e organizzazioni internazionali. E squadre di negoziatori che integrino i rappresentanti degli attori del conflitto -combattenti, vittime, polizia, governo, chiesa, imprenditori- la lista di Gontard.
Analizzando la nuova realtà continentale, Gontard che si descrive come "un essere profondamente ottimista", non pensa che i cambiamenti interni nei paesi come Venezuela o Argentina possano influenzare il dialogo ed il negoziato colombiano.
E sostiene, per concludere, “l’alternanza come un pilastro fondamentale della democrazia”. E quindi, un contributo al rafforzamento della vita democratica in America Latina.

* In collaborazione con SWISSINFO e E-CHANGER
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2016: America Latina alle urne
Bolivia: referendum costituzionale nel mese di febbraio
Costa Rica: comunale nel mese di febbraio
Perù: presidenziali e parlamentari nel mese di aprile
Repubblica Dominicana: elezioni presidenziali e parlamentari, a maggio
Messico: locali, nel mese di giugno.
Brasile: Comunali nel mese di ottobre
Cile: locali, nel mese di ottobre
Nicaragua: presidenziali e legislative nel mese di novembre

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