Mondiali 2014 Gir F Argentina Focus Fantacalcio E Formazione

Alla Copa América del 1993 e al mondiale di U.S.A. 1994 l’Argentina saliva sul terreno di gioco rappresentata da una difesa arcigna e aggressiva in perfetto stile sudamericano, dall’eleganza di Redondo (sano) e dal fosforo di Simeone a centrocampo e dalla potenza, scaltrezza e genialità dei vari Batistuta, Balbo, Caniggia e Maradona (squalificato per doping dopo la fase a gironi del mondiale). La Copa América fu l’ultimo trofeo sollevato dagli abitanti della terra del fútbol, al mondiale americano, infatti, la selección albiceleste fu fermata dalla Romania del divino Hagi. Quella formazione, che era in grado di disegnare gol come questo alla Grecia, non riuscì a superare gli ottavi di finale e da quell’edizione sparì dall’élite del calcio. Come a dire: se non abbiamo vinto – o perlomeno se non siamo andati lontano – il mondiale con quella rosa, non lo vinceremo più. Eppure, l’Argentina di dream team ne ha sfornati altri nelle generazioni successive ma è come se la magia di Gica Hagi avesse bloccato il corso della storia argentina. Quest’anno in Brasile, l’albiceleste è intenzionata a farla ripartire. Si presenta alla rassegna iridata dopo aver vinto in scioltezza il girone di qualificazione, nel quale ha schiantato più o meno tutte le rivali a suon di gol. Ha un potenziale offensivo alquanto devastante, che offre l’imbarazzo della scelta con Messi, Higuaín, Agüero, Lavezzi, Palacio. Gli altri reparti, composti da giocatori di qualità inferiore, non possono di certo essere la personificazione del timore che incutono invece le bocche di fuoco argentine. Nonostante ciò, l’affiatamento acquisito durante le qualificazioni unito a un sorteggio alquanto benevolo fanno ben sperare. Gli ingredienti sufficienti ad avvelenare la seleçao verde-oro per farle rivivere l’incubo del 1950 ci sono tutti.

 

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Celebrazioni della vittoria della Copa America 1993 (getty images)

 

L'ALLENATORE - Alejandro Sabella è il CT chiamato alla missione di riportare l’Argentina sul tetto del mondo. Per perseguire il suo obiettivo non ha lesinato scelte impopolari e decisioni drastiche. La più discussa è senz’altro l’esclusione di Carlos Tévez che – per quanto ne possa dire l’opinione pubblica – ha una sua logica ben precisa. Sabella, detto el Pachorra, conosce l’ego smisurato dell’Apache e l’ampio riscontro che riscuote tra i tifosi e per questo ha deciso di lasciarlo a casa. La sua presenza ingombrante – oltre a danneggiare lo spogliatoio – oscurerebbe l’azione del timido Messi. La pulce è già sotto accusa per carenza di argentinidad (attaccamento alla nazione) – critiche dovute al fatto che sia cresciuto lontano da casa – e Tévez non contribuirebbe a farlo emergere. Così Sabella ha deciso di costruire la squadra intorno all’infinito talento di Messi e di liberarlo dalle catene che finora lo hanno imprigionato. Il CT e la nazione tutta chiedono al numero dieci del Barcellona di mostrare la via e di trascinare la selección al trionfo più scoppiettante della storia del calcio. Per l’Argentina e per se stesso, che così facendo potrebbe guadagnarsi la palma di calciatore più forte di tutti i tempi.

 

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Alejandro Sabella (getty images)

 

IL MODULO - Sabella ha alle spalle una carriera da allenatore piuttosto breve: dopo svariati anni al fianco di Passarella come vice, nel 2009 venne chiamato a guidare l’Estudiantes. Pronti via, conquistò la Copa Libertadores e l’anno successivo il campionato. Il suo 5-3-2 (3-5-2 in fase offensiva) era solido dietro, pericoloso in avanti ma soprattutto equilibrato. Fu così che arrivò la chiamata di Grondona e dell’AFA, la federazione calcistica argentina.

Inizialmente, el Pachorra provò ad adattare le caratteristiche della nazionale al suo modulo classico. La squadra, però, era troppo rinunciataria e non sfruttava la qualità dei suoi attaccanti. Si passò, allora, ad un 4-2-3-1 più spregiudicato che non garantiva il giusto equilibrio. La soluzione al problema dovrebbero avergliela offerta gratuitamente Carlo Ancelotti e il suo Real Madrid: 4-3-3 con Di Maria mezz’ala sinistra a dare equilibrio e sfogo alle ripartenze. Inoltre con el Fideo in mezzo al campo, Sabella ha la possibilità di aggiungere un pezzo da novanta in avanti e di variare le soluzioni in fase d’attacco. Questo sistema di gioco non dovrebbe discostarsi troppo dal 4-2-3-1, costante quando il pallone è in possesso degli argentini, ma assicurerà appunto maggiore equilibrio.

Il CT dell’albiceleste, come detto, ha rischiato. Sin dall’inizio, ha puntato su determinati giocatori, accantonandone altri. Giunto ad un certo punto del suo mandato ha cominciato a prediligere la continuità al cambiamento affinché la squadra potesse assimilare gli ordini da lui impartiti. Ha dato immediatamente fiducia, indipendentemente dalla loro titolarità nei club, al trio di portieri Romero-Andújar-Orion con il primo numero uno indiscusso sebbene abbia passato l’intera stagione a fare la riserva nel Monaco. Stessa situazione in difesa dove, da tempo, sono sicuri del posto Zabaleta a destra, F. Fernández e Garay al centro, Rojo a sinistra. L’estremo difensore è un’incognita mentre la difesa è volutamente bloccata a protezione dell’area di rigore per compensare la vocazione offensiva del resto della squadra. L’unico della linea dei quattro con licenza di spingere è lo stantuffo Zabaleta che, da anni, nel City mette in mostra le sue grandi doti atletiche. In mediana, Sabella opta per un trio di calciatori complementari, prendendo spunto dalla più versione più recente delle merengues: sul centro-destra uno dinamico, aggressivo che recuperi palloni come Mascherano, il regista raffinato, dal piede educato che possa innescare il trio delle meraviglie come Gago (da valutare il suo recupero dall’infortunio che lo ha tenuto fuori negli ultimi due mesi) e infine sul centro-sinistra l’ago della bilancia Di Maria, capace di portare la transizione offensiva a velocità supersoniche e di pressare in maniera asfissiante una volta persa palla. In avanti due sempiterne certezze: Lionel Messi, in modalità trequartista, e Gonzalo Higuaín che con i suoi continui tagli ad uscire dall’area può favorire gli inserimenti del terzo attaccante che potrebbe essere il Kun Agüero – più presente all’interno dei sedici metri – o di Messi stesso. L’alternativa ad Agüero corrisponde al nome di Ezequiel Lavezzi che, grazie alle sue capacità aerobiche portentose, regalerebbe all’Argentina più copertura in fase difensiva. Riassumendo a grandi linee: contro avversari più abbordabili dovrebbe giocare Agüero mentre contro formazioni di livello Sabella potrebbe preferire la brillantezza tattica del Pocho. Come quinta ed ultima scelta, l’albiceleste può concedersi il lusso di avere Rodrigo Palacio, calciatore che attacca la profondità come pochi.

 

ARGENTINA (4-2-3-1) - Romero, Zabaleta, Fernandez, Garay, Rojo; Mascherano, Gago; Aguero, Messi, Di Maria; Higuain.

 

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Lionel Messi, non proprio semplice lasciarlo fuori (getty images)

 

CONSIGLIATI - In ottica fantamondiale è prevedibile ma allo stesso tempo complicato non fare affidamento sui soliti nomi arcinoti. Gli attaccanti Higuaín (32) e Agüero (32) sono da consigliare per la loro vena realizzativa,  il pari ruolo Messi (35) – solitamente meno prolifico in nazionale – deve superare a pieni voti il test più importante della sua carriera calcistica pertanto risulta difficile non inserirlo tra i consigliati. Probabilmente alla fine, per rapporto qualità/prezzo, i migliori potrebbero essere Di Maria (20), considerato centrocampista e Lavezzi (14) attaccante che, se troverà posto nell’undici titolare, potrà apportare molti bonus (tra assist e gol) alla vostra fantasquadra.

 

LA SORPRESA - È un percorso tremendamente tortuoso anche cercare e trovare una possibile sorpresa tra i ventitré della rosa argentina: scegliamo Lavezzi (14) perché dato, alla vigilia, come riserva del trio d’attacco. Il tecnico Sabella, soprattutto nelle recenti interviste non ha celato la sua attenzione per Palacio, ma Lavezzi avrà molte possibilità di partire titolare al posto del Kun Aguero perché capace di garantire più copertura in fase di transizione negativa grazie alle sue capacità aerobiche.

 

Fabio Guzzo

Con il preziosissimo e fondamentale contributo di Alex Alija Čizmić

 

 

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