Mimmo Carratelli

Calcio

  Altre di Calcio

  Commenta


  Invia Articolo

  Stampa


Aggiungi a Facebook!  Facebook


Carino e di gentile aspetto, misurato, un argentino non gradasso, convinto però di avere scelto un progetto importante per rilanciarsi dopo i sette anni al Real Madrid.

Nessun paragone con Cavani, ma, nella stagione che precederà il Mondiale in Brasile, l’impegno dichiarato di essere protagonista nel Napoli e per la nazionale argentina.

Gonzalo Higuain si è presentato così a Castelvolturno, da bravo ragazzo qual è, da professionista molto serio, concedendo però che il sogno scudetto bisogna averlo nel cuore.

È il ventottesimo argentino nella storia del Napoli, Maradona la stella più splendente, l’indimenticabile Omar Sivori nei suoi ultimi anni di carriera, Bruno Pesaola napoletano nato casualmente a Buenos Aires e l’ultimo simpaticone dei gauchos Ezequiel Lavezzi, senza dimenticare Juan Carlos Tacchi.

I centravanti argentini che hanno preceduto Higuain sono stati Barrera dal tiro potentissimo agli inizi degli anni Quaranta, e poi il malinconico Ramon Diaz, il Tanque Denis e Roberto Sosa, il Pampa.

Gonzalo è diverso da tutti, giocatore moderno con la silhouette di un indossatore, sicuramente da inserire nella storia e nelle storie dei grandi centravanti azzurri, da Sallustro a Careca, e Jeppson, Vinicio, Altafini, Savoldi, Giordano, ovviamente Cavani.

Se il padre Jorge, rude difensore, era “El Pipa” per via del nasone alla Cyrano, il figlio Gonzalo ha il naso gentile, molto ben fatto, e se lo chiamano “El Pipita”, perché figlio di “El Pipa”, il significato più appropriato del soprannome è quello di giocatore veloce negli ultimi trenta metri, insomma una specie di El Pipita Gonzales.

158 gol in carriera (121 nel Real Madrid) sono un gran biglietto da visita.
Maradona (che per primo lo convocò in nazionale ai Mondiali 2010) lo ha pronosticato capocannoniere.

Appena diciottenne, con la maglia del River Plate, timbrò l’esordio nel campionato argentino con due reti, una di tacco, al Boca Juniors.
Non aveva ancora vent’anni quando passò al Real Madrid nel 2007.

Ufficialmente single, dopo la love-story con la giornalista argentina Daniela Sauerwald, è un attaccante di grande forza fisica che gioca molto per la squadra, irresistibile negli ultimi trenta metri.

È il miglior calciatore della famiglia Higuain fra padre, fratelli e zii materni che hanno giocato al calcio.
La mamma Nancy, che lo ingolosisce con la sua “pastel de papas”, uno sfornato con carne e patate, rivendica che i geni calcistici di Gonzalo gli siano pervenuti soprattutto da parte materna.

Nato in Francia, a Brest, dove giocava papà Jorge, e a Brest Gonzalo visse i suoi primi dieci anni, ha l’Argentina nel cuore ed è argentino al cento per cento, definito in patria un “chico encantador”.

Questo è soprattutto Gonzalo Higuain, nella piena maturità dei suoi 26 anni, un giovane uomo gradevole e, sul campo, un calciatore che Fabio Capello, suo primo allenatore al Real, ha definito “sempre positivo, sempre pronto a sacrificarsi”.
Il Real lo pagò 12 milioni di euro, l’ha rivenduto a 40.

A Castelvolturno ha mostrato la maglia numero 9, che è sempre una delle maglie più affascinanti del calcio.
Gonzalo ne è un interprete di rango, cresciuto a Madrid all’ombra dello spagnolo Raul, uno dei più fantastici assi della “Casa Blanca” con 550 partite giocare e 228 gol nel ventennio a cavallo del secolo.
“Copia Raul” gli suggeriva Capello.

“Buenas tardes”, così ha saluto i giornalisti a Castelvolturno. Il garbo è il suo stile, la forza del gol la sua arma vincente.

Proprio un “chico encantador” che dovrà incantare Napoli.

Leave a Reply