Dakar 2016: Dietro le quinte della 38° edizione

Giusy Concina | 21 gennaio 2016 19:03

Dakar 2016: Dietro le quinte della 38° edizione

Si è appena conclusa la Dakar 2016 - La 38° edizione mai come quest’anno ha avuto un ampio risalto sui media di tutto il mondo – In questo servizio proponiamo un interessante reportage “dietro le quinte”, realizzato dalla nostra collaboratriche che, come nelle passate edizioni, ha seguito sul campo la manifestazione lungo i 9.000 chilometri tra Argentina e Bolivia.

145 moto, 45 quad, 110 auto e 55 camion. Queste, in sintesi, le cifre relative ai veicoliDakar 2016: Dietro le quinte della 38° edizione in gara all’ultima edizione della Dakar.  Naturalmente i mezzi presenti erano oltre un migliaio se consideriamo quelli impegnati nell’assistenza e nel soccorso, oltre alla vasta flotta dei veicoli stampa sui qauki viaggiavano giornalisti e operatori video. Un vero villaggio itinerante, che ha abitato per due settimane i paesaggi più suggestivi dell’Argentina e della Bolivia. Capolinea di partenza è stato il parco tematico di Tecnopolis di Buenos Aires, dove tutti i mezzi sono stati sistemati e verificati prima del via, per inziare quindi la lunga marcia alla volta di Rosario dove era fissato il traguardo. Nel mezzo, oltre 9.000 chilometri di difficoltà, resi ulteriormente pesanti dai lunghi trasferimenti, molti dei quali con alcune prove cronometrate tagliate ed annullate per via delle condizioni meteo decisamente avverse nei primi giorni della manifestazione. La competizione, caratterizzata da un serrata lotta ai vertici della classifica che ha visto alla fine la conquista del podio  di  “Mister Dakar Petherhansel”, è stata comunque un’edizioneDakar 2016: Dietro le quinte della 38° edizione decisamente diversa da quanto i concorrenti si aspettassero. A partire dalla prima settimana, molto più facile del previsto, causa anche il maltempo, che ha creato molti malumori tra i concorrenti in moto che hanno espresso in diverse occasioni il loro disappunto. Più impegnativa, ma priva di sabbia e dune, la seconda settimana che si è rivelata molto più rallistica come gara rispetto al classico stile dakariano. Le informazioni fornite dall’ufficio stampa erano veicolate su una rete intranet utilizzabile solo dai giornalisti che viaggiavano in aereo, che godevano inoltre anche dell’accesso internet via satellite fornito dalla stessa organizzazione. I giornalisti e fotografi al seguito della  competizione lungo il percorso di gara, sono stati poco considerati, vedendosi attribuire spesso nell’ambiente nomignoli poco simpatici, e riuscendo a fatica ad ottenere tutte le informazioni necessarie. La vera Dakar, in ogni caso, è proprio quella seguita, ripresa e fotografata da quelle persone che sono a bordo dei 4x4 preparati che entrano lungo il tracciato diDakar 2016: Dietro le quinte della 38° edizione gara; è qui  che si vivono le vere avventure, partendo a notte fonda per trovare il punto giusto per attendere l’arrivo dei primi veicoli in gara, seguendo gli ultimi concorrenti nella polvere, per poi arrivare al bivacco quando gli ultimi timbrano il C.O. di ingresso, a notte fonda. Prendere il road-book della tappa successiva, guardare il tracciato e decidere di partire presto, praticamente poco ore dopo essere arrivati, senza dormire, perchè il tracciato è lungo centinaia di chilometri e non ammette ritardi. Una sosta al bivacco è comunque obbligatoria, perchè l’organizzazione fornisce il road-book giorno per giorno, con le relative modifiche, che in questa edizione (lo ribadiamo) sono state moltissime. Inoltre si può approfittare del ristorante, in funzione praticamente le 24 ore su 24, visto che a volte chi arriva tardi cena assieme a chi è già sveglio pronto a partire e prima fa colazione. I pasti serviti ogni giorno sono oltre 7.000, grazie al lavoro del personale volontario che ininterrottamente distribuisce le vivande, sempre allegro, con unDakar 2016: Dietro le quinte della 38° edizione sorriso pronto a dare razioni abbondanti a richiesta, e contento di chiacchierare con piloti, meccanici, agenti di sicurezza, gendarmeria e chiunque altro. Il numero degli agenti di sicurezza impiegati  ha visto uno spiegamento di forze incredibile: solo nel corpo della Gendarmeria erano ben 22.000 gli uomini  presenti sul tracciato in Argentina, senza contare la gendarmeria in Bolivia. Una sorpresa molto positiva è stata anche la parte di percorso realizzato in Bolivia, Paese che ha accolto la Dakar a braccia aperte, offrendo un sostegno spettacolare già al confine. Bandiere, cartelloni, striscioni, e tanto pubblico che salutava, entusiasta di vedere ogni singolo mezzo. La Bolivia ha superato ogni aspettativa in termini di accoglienza, sicurezza e soprattutto bellezza del tracciato di gara e del paesaggio, con il famoso Salar de Uyuni, che ha dato vita ad una ambientazione del tutto inaspettata. L’edizione 2016 si è conclusa, impressioni positive e negative si sono sovrapposte in quantità, tra i piloti, tra i meccanici, così come le chiacchiere sui programmi futuri, che danno per incerto il tracciato sudamericano. Non resta che attendere quali saranno gli sviluppi, politici economici in casa ASO.

 

Quattro chiacchiere con il Team G-Energy

Dakar 2016: Dietro le quinte della 38° edizione Abbiamo parlato con il Team Russo G-Energy composto da Vladimir Vasyliev e  Kosthantin Zhiltsov a bordo di una Toyota Overdrive che hanno concluso la loro gara in 8 posizione assoluta. Kostantink dice che tutta la gara era più una sorta di Rally WRC, con speciali molto veloci, piste lunghe da guidare e da mantenere la traiettoria. G–Energy Team è molto contento del risultato, proprio perchè non è stato facile  giungere così in alto in classifica visto il tipo di tracciato. Vladimir Vasilyev afferma che ricorderà questa edizione della Dakar come un lungo e duro rally del WRC piuttosto che un Rally Raid. La tappa più pesante per il pilota russo è stata la penultima, con 480 chilometri  di piste veloci e polverose, dove tenere la concentrazione è stato molto difficile e combattere contro veicoli di gran lunga più performanti su un tracciato di questo genere. Secondo Vasilyev l’organizzazione, per le edizioni future dovrebbe impostare il percorso più come un raid con le immancabili dune che non come un rally WRC. In ogni caso è contento del risultato ottenuto, anche se il sogno è quello di arrivare alla vetta del podio ed è anche soddisfatto dei lubrificanti G-Energy, che si sono dimostrati molto performanti sulla Toyota, infatti sono stati tenuti sotto controllo e valutati giornalmente. Al bivacco c’era un incaricato G-Energy che si occupava di analizzare il lubrificante e tutti gli sviluppi che aveva avuto durante la giornata di gara, così da renderlo ancora più performante e ottimizzare al meglio il progetto G-Energy.

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