Copa America 2015: il cuore del calcio

Fermi tutti e aspettate un attimo. Per raccontarvi di questa coppa, la Copa America, è necessario fare prima una piccola deviazione storica, che ci riporta al 1492, hanno della scoperta dell’America. Già perché se non fosse stato per Cristoforo Colombo, ora noi, di quel mondo, non sapremmo ancora nulla. Oddio, il Nuovo Continente sarebbe comunque stato scovato da qualcun altro, ma il destino di questa terra avrebbe subito un netto cambiamento. D’altronde questo è il bello dell’esistenza umana, un minuto, anzi un secondo, possono cambiare l’arco di una vita.

Dopo l’approdo del genovese, una lunga flotta di navi è arrivata per raccattare tutto quello che c’era, arricchendo le proprie tasche e distruggendo secoli di storia, costituendo maxi stati che hanno segnato inevitabilmente il destino, sfortunato, di quei popoli precolombiani che hanno provato a lottare per difendere la terra dei loro padri. In un primo momento ci erano riusciti solo i Mapuche, grazie anche alle abilità tattiche del Cacique (capo) Colo Colo, un grande generale, nonché grande uomo carismatico, al quale poi verrà intitolato il nome di un famosissimo club polisportivo cileno, che può vantare nelle sue bacheche più di 30 campionati e una Copa Libertadores.

Ma torniamo a quei grandi stati che avevano in qualche modo suddiviso il Sud America in quattro grandi macro regioni. Dopo varie lotte con i popoli nativi, la geografia sudamericana ad inizio ‘800 era praticamente questa: nel cono nord Venezuela, Colombia, Ecuador e Panama erano unite sotto la bandiera della grande Colombia; il Perù e il nord della Bolivia costituivano uno stato a sé, cuore della dominazione spagnola; nel cono sud Paraguay, Argentina, nord del Cile (a sud c’erano i Mapuche), Uruguay e sud della Bolivia formano il Verreinato del Rio de La Plata, mentre in Brasile c’era la dominazione portoghese.

L’equilibrio di questi stati, reso precario dai primi moti d’indipendenza, viene definitivamente destabilizzato con l’invasione napoleonica del Portogallo. Tanti chilometri di distanza, un oceano che divide questi continenti, eppure quello che accade da questo lato del mondo decise la sorte di migliaia di persone. Il sovrano portoghese, Giovanni IV, lascia il suo paese e fugge in Brasile con suo figlio Pietro I, che nel 1822 si incorona primo re del Brasile. Poco dopo Napoleone, interessato anche alle enormi quantità di oro che gli spagnoli portavano dal Sud America, attacca la Spagna, facendo abdicare prima l’attuale sovrano Carlo IV, poi suo figlio Ferdinando. I popoli d’oltreoceano, che avevano giurato fedeltà alla corona spagnola, decidono a questo punto di riprendersi quello che era di loro proprietà. Il venezuelano Bolivar, dopo una serie di tentativi, riesce a liberare gli stati del cono nord e successivamente a fondare un nuovo stato, la Bolivia (a La Paz esiste proprio un club, il più importante del paese andino, che porta il suo nome), mentre nel cono sud, dopo la rivoluzione di maggio, cade il Verreinato e il 9 luglio del 1816 l’Argentina viene dichiarata indipendente (tra le tante battaglie spicca quella di San Lorenzo, a cui verrà dedicato il nome di una squadra di Buenos Aires, si è quella di Papa Francesco) . Poco dopo la stessa sorte toccherà anche Cile e Perù, grazie anche alle grandi capacità del generale San Martin, libertador de America (nome conosciuto, si associatelo a quella coppa, perché è quella la via giusta).

Con un piccolo salto temporale (ehi, non siamo mica Wikipedia), ci fiondiamo nel 1916, anno della prima Coppa America. Perché abbiamo voluto raccontarvi la storia del Sud America? Cosa c’entra con quel futbol che pian piano conquistava tutto e tutti? Il calcio, ma tanto oramai l’avrete capito, è capace di scandire il nostro tempo, associando un evento storico piuttosto che un altro alle grandi manifestazioni calcistiche. Ed ecco, quindi, che nel 1916 Argentina, Uruguay, Brasile e Cile, per festeggiare i 100 anni dalla liberazione spagnola, decisero di istituire la prima competizione internazionale per nazioni. La Copa America.

Torniamo, dunque, ai giorni nostri e alla Copa America che si terrà in Cile durante le prossime settimane. La prima partita della competizione (giovedì 11 giugno ore 20.30 a Santiago, venerdì 12 giugno ore 2.30 in Italia) vedrà i padroni di casa impegnati nella delicata sfida contro l’Ecuador.

Mancheranno alcune figure importanti del calcio moderno. Il primo nome che spicca è quello di Suarez, ancora squalificato a causa del morso rifilato a Chiellini durante i mondiali di calcio. Martino, CT dell’Argentina, ha ponderato con cautela i suoi 23 e ha deciso di non escludere nessuno dei suoi pezzi pregiati. Scelte ambigue per Dunga, che lascia tra le riserve Kakà, mentre Luiz Adriano, autore di un ottima Champions con lo Shakthar, Oscar e Marcelo sono rimasti appiedati. Grande attesa, invece, per il Cile di Jorge Sampaoli. Al mondiale del 2014, la Roja è uscita solo ai calci di rigore di un ottavo di finale a tratti dominato contro la Seleção padrone di casa. Inoltre, sulle spalle dei cileni, pesa il fatto di non aver mai vinto il trofeo organizzato dalla Conmebol.

Di aneddoti particolari la Copa America ne può raccontare davvero tanti. Ad esempio, durante la prima edizione, giocata in Argentina ma vinta dall’Uruguay, e non con poche polemiche (l’incontro decisivo tra le due nazionali fu sospeso a cinque minuti dalla fine a causa di alcuni scontri, e i minuti rimanenti furono giocati il giorno successivo), le quattro federazioni partecipanti decisero di fondare la Conmebol. Nel 1919 invece Brasile e Uruguay (i charrua sono i grandi protagonisti delle prime edizioni con tre trionfi su quattro) si giocarono il titolo in 150 minuti (ben tre tempi supplementari).

Si spera che anche questa edizione, la 54° ma, sia divertente e speciale come le altre. Anzi, i cileni osano e scommettono che questa sarà la migliore in assoluto. D’altronde, secondo loro, il Sud America è il cuore del calcio mondiale, quindi che la Copa abbia inizio. Prima però, Voci di Sport vi presenterà le dodici nazionali (ogni giorno ne verranno pubblicate due) che tenteranno di portare a casa il titolo, analizzandole e scoprendone i segreti.

 Albo d’oro

Uruguay 15
Argentina 14
Brasile 8
Paraguay 2
Perù 2
Colombia 1
Bolivia 1

Foto: www.cityen.cl

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