World Rugby: cambia la governance, Ovalia più democratica

La World Rugby ha deciso di modificare il diritto di voto e rappresentanza all'interno del Consiglio mondiale.


in the Marriott London Sevens at Twickenham Stadium on May 17, 2015 in London, England.

Cambia la World Rugby, dando maggior peso alle nazionali che mostrano sul campo di valere e togliendo - almeno virtualmente - quella cappa di immobilità che per decenni ha accompagnato il governo di Ovalia. La WR, infatti, ha annunciato le nuove variabili che danno diritto di rappresentanza e voto nel Consiglio mondiale, modifiche che - al momento - fanno sorridere Italia e Argentina.

"La decisione di World Rugby di uniformare la presenza italiana ed argentina all'interno del Consiglio a quella delle Federazioni fondatrici (due membri e tre voti ndr) è una ulteriore conferma della crescita del nostro movimento - ha dichiarato Alfredo Gavazzi, che poi dice -. Si tratta di un passo importante per il nostro sport, un traguardo del cui raggiungimento desidero ringraziare il il Presidente Onorario di FIR e membro dell'esecutivo World Rugby Giancarlo Dondi, la cui opera diplomatica è stata fondamentale".

Ma, in pratica, cosa cambia? Molto semplice, cambiano le variabili che assegnano i voti e i rappresentanti all'interno del Consiglio, con tutte le nazioni del mondo che, virtualmente, possono entrare o uscire (o avere più o meno peso) all'interno del Consiglio. Ecco, nel dettaglio, quali sono i requisiti minimi richiesti (se decade il primo decadono anche gli altri due, ndr.):

1. Un voto e un rappresentante: a tutte le nazioni che si sono qualificate per due volte consecutivamente negli ultimi otto anni.

2. Un voto e un rappresentante: alle nazioni che partecipano al Sei Nazioni e alla Rugby Championship (variabile che ha dato il voto e il rappresentante in più a Italia e Argentina, ndr.)

3. Un voto: alle nazioni che abbiano a) investito mediamente 20 milioni di sterline negli ultimi 4 anni; b) si siano candidati a ospitare uno dei maggiori eventi internazionali della World Rugby; c) abbiano un programma credibile di rugby femminile e abbiano partecipato ai Mondiali o ai tornei di qualificazione negli ultimi otto anni; d) abbiano un programma credibile di rugby seven e abbiano partecipato ai tornei regionali o le World Series.

Insomma, come si capisce, lo spazio per sperare in una futura maggiore democrazia all'interno della World Rugby c'è, considerando che - per assurdo - anche nazioni come l'Inghilterra (per citare chi ha chiuso terza nella fase a gironi) potrebbero perdere diritto di voto, mentre una crescita delle minnows può portare a maggior peso di rappresentanza a chi oggi ha poca voce in capitolo.

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