VILLA PASQUALI. «È un regalo di Dio, un uomo che ha fatto molto per l’Argentina e ora potrà fare altrettanto per l’Italia e per tutto il mondo». Monsignor Cesare Zaffanella, parroco di Bonemerse, nel Cremonese, ma mantovano di Villa Pasquali, mercoledì sera era davanti alla televisione, emozionato, nel momento in cui il protodiacono ha annunciato il nome del nuovo Papa. E per lui è stata una grande gioia apprendere che i cardinali del Sacro Collegio avevano scelto colui che fino a pochi anni fa era stato il suo vescovo. Sì, perché monsignor Zaffanella, pur restando incardinato nella diocesi di Cremona, dal 1984 al 2008 ha svolto il suo ministero in Argentina, come sacerdote fidei donum, due parole che definiscono un religioso che viene, in un certo senso, “prestato” a un’altra diocesi in terra di missione. E questa arcidiocesi era quella, grandissima, di Buenos Aires Avellaneda e La Plata, guidata da Jorge Mario Bergoglio, da mercoledì Papa Francesco. Il nuovo Papa era il suo vescovo, anche per via del fatto che monsignor Zaffanella insegnava filosofia all’Università Cattolica. E le occasioni di incontro e di contatto con Bergoglio sono state quindi numerosissime. A conferma del fatto che il nuovo Papa è, come sottolinea il monsignore mantovano, «una persona di straordinaria semplicità e intelligenza: lavorare con lui è stata un’esperienza molto bella, sono pieno di gioia per la scelta dei cardinali».
Zaffanella non si fa pregare per parlare di Papa Francesco: «E’ un uomo profondamente libero - racconta - e nello stesso tempo molto attento. Lo descrivono come un timido, in realtà parlerei più che altro di una discrezione che non gli impedisce di instaurare rapporti proficui con la gente, i sacerdoti, i governanti».
Proprio con l’attuale governo argentino, tuttavia, i rapporti sono descritti come abbastanza tesi... «Certo, Papa Francesco non si tira indietro al momento di prendere decisioni forti - sottolinea monsignor Zaffanella -: lo ha fatto spesso, ma mai in modo violento o polemico. E’ in grado di raggiungere l’interlocutore con i suoi ragionamenti, da gesuita, insomma, nel senso più bello della parola. Le divergenze con la presidente Cristina Kirchner sono dovute proprio al fatto che Bergoglio aveva parlato in modo molto chiaro. Lei ha un atteggiamento spesso populista e autoritario, e quando l’arcivescovo di Buenos Aires ha sottolineato alcune criticità, si è offesa».
A Baires gli incontri tra sacerdoti e arcivescovo erano piuttosto frequenti e il cardinale Bergoglio non si tirava mai indietro. «Poteva capitare - ricorda monsignor Zaffanella - che telefonassimo in episcopio per qualche urgenza. Era sempre disponibile, e se capitava che fosse assente, richiamava lui stesso dopo un’ora. Si rapportava con noi in modo semplice, cordiale, con grande attenzione ai problemi. Nella complessità della Chiesa, è bello trovare uomini così: aiutano ad alzare la testa, sono un grande stimolo per tutti noi».
I racconti del conclave del 2005 davano il cardinale Bergoglio come principale alternativa al futuro Benedetto XVI, ma pochissimi osservatori l’avevano inserito quest’anno tra i papabili. Monsignor Zaffanella si aspettava la sua elezione? «Mi ha in un certo senso sorpreso - ammette -, perché pensavo ad un Papa italiano. Ma lui è certamente la persona adatta. Devo dire, anzi, che la scelta di un Papa italiano sarebbe stata probabilmente vista con una certa ostilità nel resto del mondo. Devo, comunque, smentire la rivalità con Ratzinger: da arcivescovo, Bergoglio non ha perso occasione per mettere in pratica le indicazioni di Papa Benedetto XVI, e ora ne raccoglierà pienamente l’eredità nelle politiche della famiglia, del culto, del movimento, dei laici, dei poveri. Sarà super partes senza cadere in battaglie ideologiche, sarà capace di tenere unite le persone pur nella loro diversità».
E la scelta del nome? «Il nome Francesco rimanda a Gesù Cristo in tutti i suoi aspetti, rimanda alla povertà e alla gente». Nessuna riserva, quindi, sulla capacità da parte di Jorge Mario Bergoglio di essere un grande Papa: «Spero che la salute lo sorregga, visto che in passato ha avuto qualche problema - conclude il monsignore di Villa Pasquali -. Mercoledì sera l’ho visto un po’ contratto, ma già questa mattina (ieri ndr) in Santa Maria Maggiore si stava sciogliendo».(ha collaborato Attilio Pedretti)