Buenos Aires - Il Presidente uruguayano José 'Pepe' Mujica è intervenuto pubblicamente, alcuni giorni fa, su una questione che ha generato più di una tensione tra Montevideo e i vicini argentini. Si tratta dello spinoso caso della UPM-Kymmene Corporation, conosciuta semplicemente come UPM, azienda finlandese impegnata nella fabbricazione di polpa di cellulosa. L'azienda finlandese è stata protagonista di un conflitto tra Argentina e Uruguay dovuto all'installazione di una fabbrica nelle acque binazionali del Rio Uruguay, a metà strada tra la cittadina uruguayana di Fray Bentos e quella argentina di Gualeguaychú.
La disputa nacque quando Buenos Aires denunciò Montevideo presso la Corte Internazionale di Giustizia con la motivazione che l'installazione della fabbrica è altamente inquinante e contravviene allo stato statuto fiume condiviso dai due Paesi. L'Uruguay rispose denunciando a sua volta il vicino al Sistema di soluzione delle controversie del Mercosur e della stessa Corte Internazionale di Giustizia, sostenendo che le manifestazioni di protesta organizzate dagli argentini erano tollerati e utilizzati dal Governo argentino per fare pressione sul Governo uruguayano nei negoziati riguardanti la fabbrica di cellulosa.
El 20 aprile del 2010 giunse il verdetto della della Corte Internazionale di Giustizia, che se da una parte sosteneva che l'Uruguay aveva violato i suoi obblighi per quanto concerne la parte burocratica della questione, dall'altra non imputava alla fabbrica di essere la causa dell'inquinamento del Rio Uruguay, respingendo quindi l'accusa più pesante mossa dall'Argentina. Il tutto si risolse con un'intimazione a entrambi i paesi di effettuare un monitoraggio costante del fiume per tenerne sotto controllo il livello di contaminazione. Il conflitto si chiuse formalmente con la firma, il 30 agosto del 2010 a Montevideo, di un accordo per la formazione di un comitato scientifico per il controllo del Rio Uruguay.
La questione si è riaperta lo scorso anno, quando la fabbrica di cellulosa ha avanzato al Governo uruguayano una richiesta di ampliamento con l'obiettivo di aumentare la produzione. La Direzione nazionale per l'Ambiente aveva stabilito, in quella occasione, che l'ampliamento della produzione non avrebbe comportato nessun impatto significativo per l'ecosistema. Dopo averla approvata, il Governo di Mujica l'aveva sottoposta alla Commissione di Amministrazione del Rio Uruguay (CARU), gestita in congiunto da Montevideo e Buenos Aires. Dall'Argentina, però, ad oggi non è ancora giunta nessuna risposta definitiva, ma solo una serie di dubbi sulla fattibilità del progetto. Proprio per questo motivo, Mujica, ha chiesto a tutti coloro che si occupano del tema di muoversi con prudenza e di privilegiare, sempre e comunque, il dialogo col Governo di Cristina Kirchner.
Le titubanze argentine, naturalmente, hanno provocato un certo malessere in una parte dell'opinione pubblica uruguayana, che ha cominciato a chiedere con sempre maggiore insistenza a Mujica di agire con maggiore fermezza per superare la questione di stallo. La fabbrica, infatti, ha dovuto sospendere le attività in attesa della responso definitivo sull'ampliamento. Il recente intervento di José Mujica aveva proprio l'obiettivo di rispondere a tutti coloro che chiedevano al Governo uruguayano di affrontare la questione a muso duro. «Dobbiamo sempre ricordare chi siamo» ha detto Mujica. «Ci chiedono di sfidare l'Argentina; io conosco la storia dell'Uruguay e so che il miglior modo di mettersi in un problema senza soluzione con l'Argentina e prendendo la questione di petto».
La fabbrica di cellulosa UPM ha chiesto a Montevideo di poter aumentare la propria produzione da 1,1 milioni di tonnellate a 1,3 milioni di tonnellate all'anno. «UPM può produrre oltre il venti per cento di più di quello che produce attualmente, ma secondo gli accordi che abbiamo stabilito con l'Argentina deve farlo sempre nella stessa fabbrica» ha spiegato il Presidente. Mujica ha anche riconosciuto che l'aumento di produzione ha un'importanza «chiave per l'Uruguay, ma va fatto con prudenza». La multinazionale finlandese, dal canto suo, ha già reso noto che senza l'ampliamento sarà costretta a chiudere totalmente la fabbrica per diversi mesi, mettendo i numerosi operai in mobilità.
La grande prudenza di Mujica, ad ogni modo, si inserisce nel più ampio contesto del particolare rapporto tra i due Presidenti. Se è vero che in pubblico i due ostentano grande simpatia reciproca, tanto che la Kirchner chiama Mujica semplicemente 'Pepe' e lui ricambia chiamandola Cristina, è anche vero che gli incidenti tra i due, negli ultimi anni, non sono certo mancati. L'ultimo, che fece il giro del mondo, avvenne quando Mujica, durante un incontro con un sindaco, non avvedendosi che i microfoni erano rimasti accesi, definì la pari rango argentina come «peor que el tuerto», ovvero dicendo che in quanto a negoziati la Kirchner era peggio del suo defunto marito.
Gli incontri e gli scontri tra argentini e uruguayani sono, ad ogni modo, un fatto storico. Perchè i due paesi nacquero uniti, vennero separati dai giochi diplomatici, ma hanno sempre avuto un cammino politico, economico, sociale e diplomatico fatto di relazioni quasi permanenti e quasi indissolubili. Come ogni famiglia che si rispetti ci sono feste in comune, litigi che sembrano irriconciliabili, nuovi incontri, ferite rinfacciate e via discorrendo. Il fratello minore, l'Uruguay, ha sofferto la forza del maggiore, l'Argentina, restando spesso sottomesso ai suoi andirivieni ed esposto al contagio delle sue crisi economiche. Ma, spesso, ha anche beneficiato della sua influenza positiva, come l'attrazione di investitori, sia per il mercato agricolo, che per quello immobiliare e quello turistico.