Un viaggio nelle periferie di Bergoglio

di Cristina del Piano

Un viaggio tra le . “villas miseria” dove il disagio non uccide la speranza. Quest’anno il Festivaletteratura, al via domani, “accompagnerà” il pubblico anche tra le barracopoli di Bueonos Aires dove migliaia di persone fanno i conti con fame, droga e povertà. Nelle periferie di Bergoglio è infatti il titolo dell’incontro che giovedì alle 16 in piazza Castello vedrà protagonista Carlos “Charly” Olivero, uno dei preti ordinati proprio da Bergoglio, impegnato nella parrocchia della Virgen de los Milagros de Caacupé nella villa 21-24. Olivero, 38 anni, è succeduto a padre Pepe Di Paola, il parroco minacciato di morte dai narcotrafficanti per il suo impegno anti droga. E “Charly” è uno dei protagonisti di Preti dalla fine del mondo, il nuovo libro di Silvina Premat che sarà presentato appunto a Mantova (prefazione di Luigi Ciotti, Editrice Missionaria Italiana, pp. 320, 18,50 euro).

Con l’autrice, sociologa e giornalista che lavora a La Nación di Buenos Aires, oltre a Olivero, giovedì interverà anche don Luigi Ciotti . Il fondatore di Libera proprio in questi giorni ha ricevuto messaggi di solidarietà dopo le minacce di morte da parte di Totò Riina .

In questa intervista Silvina Premat, che nel libro illustra anche cosa accade nell’Hogar de Cristo, (Focolare di Cristo), il centro di aiuto e recupero per giovani in difficoltà, inaugurato nel marzo 2008 proprio da Bergoglio, si racconta prima dell’evento.

L’incontro al Festival, attraverso il suo libro, propone al pubblico un “viaggio” nelle periferie di Buenos Aires accanto ai preti che vivono tra i più poveri dei poveri. Religiosi sostenuti e aiutati da Bergoglio quando era ancora arcivescovo della capitale argentina. Un libro che le ha fatto incontrare anche un modo “di essere chiesa” diverso e che permette a qualsiasi persona – come precisa lei - «di viverecon gioia tutto ciò che di buono e di cattivo offre la vita, anche in mezzo alla miseria materiale ed esistenziale». Per l’uomo del nostro tempo è un ulteriore invito alla riflessione?

«Credo di si. Conoscere l'esperienza di questi sacerdoti può arricchire le informazioni storiche o sociologiche che alcune persone possono avere sull’Argentina. Però è importate soprattutto per conoscere il modo in cui questi preti e i laici affrontano tanto situazioni di violenza estrema, di povertà e di miseria quanto i momenti di allegria e di gioia della vita. Da qui scaturisce una riflessione sul modo in cui ognuno di noi vive il suo rapporto con gli altri, siano essi poveri o no. Almeno per me è stato così. Una riflessione che tocca aspetti fondamentali dell'esperienza umana, come la solitudine, il bisogno di amare e di sentirsi amati e il grido di ogni cuore nella sua ricerca della felicità, un'esigenza che niente -nessun tipo di abbandono o di miseria - può ridurre al silenzio».

Lei ha conosciuto e intervistato più volte Jorge Mario Bergoglio. Quale emozione ha provato quando è stato eletto Papa?

«Una sorpresa e una gioia molto profonda. Nel momento in cui fu eletto e durante le settimane successive aumentò moltissimo il mio lavoro al giornale La Nación, dove sono redattrice, e dovetti anche rispondere a numerose richieste di miei colleghi dall'estero che volevano sapere chi era Bergoglio. Penso che quel periodo di intenso lavoro abbia ritardato la mia presa di coscienza di che cosa significasse davvero che l'arcivescovo di Buenos Aires fosse adesso il Papa. È qualcosa che ancora oggi continuo a scoprire ogni giorno».

Nel gennaio scorso lei è venuta in Italia e ha potuto incontrare il pontefice. Che effetto le ha fatto rivederlo non in veste di arcivescovo di Buenos Aires ma come Papa Francesco?

«Lo incontrai per la prima volta personalmente, dopo che era stato eletto Papa, il 24 dicembre del 2013, quando entrò nella Basilica di San Pietro per celebrare la messa della Vigilia di Natale. In quel momento, dopo aver ascoltato le trombe che annunciavano l'ingresso del Santo Padre, lo vidi vestito come un celebrante, serio come quando celebrava a Buenos Aires. Sentii un'emozione indescrivibile, e fu veramente difficile per me rendermi conto che Bergoglio adesso era il Papa. Alcuni giorni dopo ebbi la fortuna di poter conversare con lui per alcuni minuti sulla porta di Santa Marta. È stato in quel momento, quando lo vidi vestito di bianco, che mi resi conto alla fine che il nostro ex-arcivescovo di Buenos Aires era Papa Francesco».

Mettersi al servizio dei poveri, aiutare i più bisognosi, farsi piccoli con i piccoli sono messaggi presenti negli interventi di Papa Francesco. Attraverso le sue inchieste e le testimonianze raccolte lei sente, in parte, di aver dato un volto e una voce a questi concetti.

«Si può dire di si, però la cosa che più mi sorprende è che questo libro è stato scritto nel 2009 e pubblicato in Argentina per la prima volta nel 2010, tre anni prima dell'elezione di Papa Francesco. Mi sorprende che questa inchiesta giornalistica possa adesso aiutare i lettori italiani o chiunque legga queste storie nel mondo a comprendere niente meno che il messaggio del Papa».

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