Sette volte Federer . A Dubai trionfa su Djokovic

28 febbraio 2015 - Milano
EQUILIBRIO
Se, al via della finale di Dubai, il bilancio dei testa a testa fra i primi due del mondo diceva 19/17 per Federer, qualcosa vorrà dire. Al di là della differenza d’età (33 anni contro 27), e quindi del naturale vantaggio del più anziano sul più giovane nei primi scontri. L’imprevedibilità del talento svizzero scompiglia la regolarità delle geometrie da fondo e i tempi del serbo. Come conferma la sfida nel deserto fra il Magnifico che aveva già vinto il torneo sei volte e il Campione di gomma che se l’era aggiudicato in quattro occasioni, sul cemento, che è la superficie preferita da entrambe, e dove i due si erano già affrontati tre volte, nei quarti 2007 (6-3 6-7 6-3 per Federer), nella finale del 2011 (6-3 6-3 per Djoker) e 12 mesi fa (3-6 6-3 6-2 per RogerExpress), con il successo dell’uno o dell’altro negli ultimi 7 anni (11 negli ultimi 13). Così come alternati erano stati gli esiti degli ultimi 6 duelli diretti, dal Masters 2013, con una vittoria ora per l’uno ora per l’altro.

FIAMMATE
La partita è segnata dal servizio fino al 3-3, quando Djokovic ha un «body language» negativo, da impotenza, ed invece Federer impressiona con due rovesci lungolinea. L’occasione sfuma, da 0-30. E, esattamente come nel primo set ,è poi lo svizzero a dover salvare due palle-break. Che però cancella da campione, con quattro prime di servizio micidiali, raggiungendo il 4-4. E lo stesso fa subito dopo sul 4-4, con una tranquillità disarmante, malgrado sia 4-5 215-40, con le spalle al muro, davanti a due palle-break che sono anche due set point: salva la prima con una volée di dritto sulla riga (strappando un sorrisetto di frustrazione all’avversario), e quindi con tre incredibili servizi. Sei palle break salvate su sei sono abbastanza per inquietare il numero 1 del mondo, ed abbatterne le sicurezze?

epilogo
La risposta arriva immediatamente dopo, quando Novak, da 40-0, si fa riprendere e superare, complice l’attitudine offensiva di Federer, sempre vicinissimo al campo e decisissimo a chiudere prima possibile lo scambio, ma anche un suo doppio fallo di confusione. Subito punito dal killer istinct del Magnifico. Che, come nel primo set, sfrutta l’unica palla-break a disposizione, e poi chiude il match per 6-3 7-5, dopo un ultimo brivido: dopo il match point, fallito clamorosamente, sul 6-540-30, per un disturbo dal pubblico, lo svizzero commette il primo doppio fallo del match, rischia il clamoroso aggancio, con la settima palla break che cancella come tutte el altre, e piazza l’ennesimo allungo, dopo un’ora e 24 minuti. Con numeri eloquenti: 37 vincenti e 35 errori di Roger (contro 19/22), l’80% di punti con la prima (contro il 69%), con 12 ace. Assolutamente sublime. Alla finale Atp Tour n. 126, Roger firma il titolo n. 84 (il 2° dell’anno), a 33 anni, ottavo over 30, quest’anno, a firmare un torneo.

Rafa Nadal, 28 anni, in azione a Buenos Aires. Reuters

Rafa Nadal, 28 anni, in azione a Buenos Aires. Reuters


acapulco

Saranno invece Kei Nishikori e David Ferrer a giocarsi la finale del torneo Atp di Acapulco (cemento, montepremi 1,4 milioni di dollari). Il giapponese, numero 5 del ranking mondiale, ha battuto 6-2, 3-6, 6-3 il campione uscente, il sudafricano Kevin Anderson dopo due ore di gioco. Nell’altra semifinale lo spagnolo Ferrer, numero nove del mondo, ha eliminato lo statunitense Ryan Harrison 4-6, 6-0, 6-0 dopo 1 ora e 54’ di gioco.

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