Sergio Rubini in Finalmente Truffaut al Teatro Argentina di Roma

E’ l’anno di François Truffaut. A più di trent’anni dalla sua scomparsa il regista francese – tra i più grandi di tutti i tempi – nonché critico cinematografico e fondatore di Cahiers du cinema continua a fare scuola.

Al Festival di Cannes il cineasta è stato omaggiato dal documentario Hitchcock/Truffaut di Kent Jones ispirato all’omonimo libro/confronto tra i due maestri, ancora oggi considerato lo scritto più famoso ed essenziale sul cinema.

Nel libro, così come nel documentario, Truffaut intervista Hitchcock riuscendo a mostrare al lettore/spettatore la dimensione più intima del re della suspense, le sue forze, la sua passione e la sua immensa conoscenza del mezzo cinematografico.

In Italia, dopo la premiere del documentario alla Festa del Cinema di Roma e la mostra fotografica che si è tenuta alla Casa del Cinema fino all’11 ottobre, Sergio Rubini omaggerà l’autore dei 400 colpi al Teatro Argentina con lo spettacolo FINALMENTE TRUFFAUT che andrà in scena domenica 25 ottobre.

Lo show, scritto da Valerio Cappelli e Mario Sesti, dà voce alla sterminata corrispondenza epistolare che il regista francese intrattenne con Alfred Hitchcock, al suo pigmalione, il “filosofo” del cinema Andre Bazin, Jean Luc Godard, Eric Roher e una miriade di altre amicizie e tormentati amori.

Il regista della Nouvelle Vague sarà ricordato attraverso la voce e l’interpretazione di Sergio Rubini che reciterà un’antologia di brani e lettere che testimoniano tutto il suo amore per il cinema e il profondo rapporto di stima con colleghi e amici.

Per il pubblico si tratta di un’occasione imperdibile per assistere al ritratto della vita e delle opere dell’autore più emblematico del cinema moderno, colui che Tullio Kezich definì il “Mozart del cinema”, autore di capolavori senza tempo come, oltre al già citato I 400 colpi, Jules e Jim, Effetto Notte, Tirate sul pianista e L’ultimo metrò.

Rubini si esibirà in un monologo intenso per ripercorrere la sua biografia, romanzesca, toccante e avventurosa, proprio come i suoi film che condividono gli stessi temi: l’infanzia deprivata, l’adolescenza borderline, il successo come critico, la prodigiosa stagione della Nouvelle Vague.

Allo stesso tempo, l’attore, racconta alla macchina per scrivere il tumulto della propria vita (un’autobiografia che il tumore al cervello, per il quale morì nel giugno del 1984, non gli consentì di realizzare).

Una madre disperatamente amata e odiata, un padre sconosciuto, una passione devastante per il grande schermo e le belle donne, una empatia dolorosa per la solitudine, i bambini, i libri: finalmente Truffaut, e il suo mondo unico e incantevole, ritornano sulla scena.

Anche il resto del mondo continua a rendere tributo a François Truffaut, alla sua arte e soprattutto al suo sconfinato amore per il cinema. Di recente anche in Portogallo si è tenuta una retrospettiva, dove ha presenziato il suo attore feticcio Jean-Pierre Léaud.

di Rosa Maiuccaro

Il trailer di Hitchcock/Truffaut