Perotti, Dybala e gli altri, l’Argentina che c’è in noi

di Alberto Polverosi
Meno male che in Italia c’è anche un po’ d’Argentina. Fra i due Paesi sudamericani calcisticamente più evoluti gli italiani hanno sempre prediletto l’Argentina, fin da Omar Sivori, uno degli angeli dalla faccia sporca. E’ vero, abbiamo avuto anche Zico, Falcao e Ronaldo, anche Kakà e Ronaldinho a rappresentare in modo degno il Brasile, ma rispetto agli argentini ce li siamo goduti di meno, tranne rari casi, come quello di Falcao. Per fare un esempio, Ronaldo, l’esponente di spicco (fra quelli giunti in Italia) di quella terra capace di far impazzire il nostro calcio, ha intaccato la sua immagine interista quando è tornato un po’ più formoso al Milan. E poi basterebbe un nome per chiudere ogni discussione: Diego Armando Maradona. Solo nell’Argentina dell’‘86 è riuscito a giocare sui livelli del Napoli. Ma possiamo metterci pure Passarella e Batistuta che a Firenze è diventato il primo cannoniere di tutta la storia viola. L’Argentina è sempre stata più vicina alla Serie A, sempre più generosa di talenti da esportare in Italia e nella stagione attuale questa tendenza è ancora più rimarcata.

GOL ARGENTINI DA 10. Basta vedere la classifica dei cannonieri di oggi: primo Higuain, secondo Dybala, terzo il colombiano Bacca insieme all’italo-brasiliano Eder. Ecco, la Colombia è un altro Paese che ci sta offrendo giocatori interessanti, Bacca appunto, e anche Muriel, Cuadrado e Murillo. Ma restiamo agli argentini: nell’ultima giornata di campionato hanno segnato cinque gol, tre bellissimi e decisivi, due solo decisivi. Hanno segnato Dybala, Vazquez (argentino di Tanti, provincia di Cordoba, anche se ha scelto di giocare nella Nazionale di Conte) e Perotti con tre gioielli, poi Higuain e Icardi. I primi tre hanno fatto gol da 10 per bellezza e per pensiero: quelle reti nascono nella mente fertile di un creatore di gioco, di chi ne ha una visione fantasiosa. Il sinistro a girare di Dybala (preceduto da un palo molto simile) ha chiuso la partita di Frosinone; il sinistro al volo di Vazquez (che aveva iniziato l’azione appoggiando la palla a Trajkovski per poi tagliare al centro area) è servito al Palermo per prendere un punto a Reggio Emilia contro il Sassuolo; il destro, anche questo al volo dopo un assist-pallonetto di El Shaarawy, di Perotti ha spinto la Roma sul 2-0 contro la Samp e, visto il 2-1 finale, ha portato i tre punti a Spalletti.

IL NUOVO PEROTTI. L’ex genoano è l’unico, in questo gruppetto, ad aver cambiato squadra nel mercato di gennaio ma, quando è arrivato a Trigoria, nella Roma stava cambiando tutto. Forse per questo il suo inserimento è stato meno difficoltoso del previsto: se la Roma fosse stata una squadra già completa sul piano del gioco, un prodotto già finito, probabilmente avrebbe incontrato dei problemi a trovare l’intesa in accordi già perfezionati, così invece è partito da zero lui, ma anche il resto della squadra. E’ un nuovo inizio per la Roma, di cui Perotti potrebbe diventare presto il simbolo. Le prime due gare lo lasciano intuire.

GOL ARGENTINI DA BOMBER. Sono poi arrivate le firme di Higuain e Icardi. Per il Pipita è un appuntamento fisso, anche se il modo in cui ha piazzato il suo 24° colpo in 24 giornate è da sempre considerato il più facile, ma non per lui. Ha segnato su rigore (in passato il dischetto non sempre gli ha voluto bene) sbloccando una partita che stava rischiando di finire male per il Napoli, nella settimana che porta allo scontro diretto con la Juventus. La rete di Icardi ha permesso all’Inter di iniziare la rimonta a Verona e a lui di avvicinarsi al livello della scorsa stagione quando in in 23 partite aveva segnato 14 gol, adesso è a 10 in 21 partite.

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