Papa Francesco come Che Guevara: senza mai perdere la tenerezza

Nei pochi giorni vissuti da pontefice, Jorge
Mario Bregoglio ha già accumulato
un certo numero di appellativi. Forse lo ricorderemo come il
Papa Umile, ma finora è stato soprattuto il
Papa Argentino.

Grande folla a Buenos Aires,
in una Plaza De
Mayo illuminata solo dal megaschermo che dava la
diretta con la cerimonia inaugurale del pontificato di
Papa Francesco: "So che siete
nella plaza", ha detto Bregoglio,
lanciando un messaggio ai suoi concittadini, che hanno levato urla
di giubilo nel cielo notturno.

Ma l'Argentina era in piazza anche a Roma, e
sotto le tante bandiere biancocelesti si vedevano maglie di
Messi, Maradona e pare anche
Aimar, una vera e propria celebrazione per un
Papa talmente latinoamericano che difficilmente
riusciremmo a pensarlo senza la passione per il soccer e
soprattutto per il San Lorenzo,
la squadra che tifa da sempre.

Un Papa che ci aspettiamo Nuovo come il Mondo
da cui arriva. Così, accanto ad alcune scelte che parevano quasi un
abbocco mediatico (la croce di ferro, la scelta di prendere
l'autobus e pagarsi l'albergo, et cetera), capita che
Bregoglio citi anche il connazionale che non ti aspetti, ovvero
Ernesto Che
Guevara de la
Serna
, più noto come el
Che, "rivoluzionario, guerrigliero, scrittore e
medico argentino" (così lo definisce Wikipedia), ideologo della
Rivoluzione Cubana. No, il Papa
non ha urlato "Hasta la victoria siempre" a pugno alzato in
Vaticano (per quello dovremo aspettare), ma in un
passaggio sembra inequivocabile lo spunto dall'aforisma del
Che che fa anche da titolo alla sua più nota
biografia, quella di Paco Ignacio
Taibo II: "Bisogna essere duri senza mai perdere
la tenerezza".

Davanti alla folla esultante, Bregoglio ha
fatto appello a non avere "timore della bontà e della tenerezza",
aggiungendo che "non è la virtù del debole, anzi, al contrario,
denota forza d'animo". Difficile che la citazione sia stata
inconsapevole. La rivoluzione è appena cominciata.

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