carrelli del supermercato carichi di maxi tv al plasma ci ricordano che siamo alla vigilia del 2013, ma le immagini che arrivano dall’Argentina hanno un’aria conosciuta. Finisce l’anno e scoppia la rabbia di chi si sente escluso dalla festa. E c’è qualcuno che la cavalca. Il governo di Cristina Kirchner definisce l’ondata di raid ai supermercati come un complotto organizzato dai suoi avversari. I quali replicano altrettanto duramente: non sapete come gestire il malcontento popolare, e vi travestite da vittime. Il bilancio è di oltre 500 arresti in tutta l’Argentina, molti feriti e ci sono anche due vittime. Si è trattato di una raffica di saccheggi, senza alcuna forma «politica» di protesta. Tutto è cominciato giovedì a Bariloche, città turistica ai piedi delle Ande, che si va animando in questi giorni con gli arrivi per le feste di fine anno, che qui coincidono con l’estate. Il primo assalto prende di mira un supermercato, ma la motivazione non sembra la fame: uomini e donne con il volto coperto da fazzoletti e passamontagna danno soprattutto la caccia al reparto dell’elettronica, scappando con tv, computer e stampanti. Nel giro di poche ore gli attacchi si estendono ad altri negozi della città, e poi cambiano provincia. Centinaia gli arresti a Rosario, dove si contano anche le due vittime: almeno uno dei due sembra sia stato colpito da un proiettile sparato dalla polizia, durante gli scontri. E venerdì l’ondata di razzie si è avvicinata a Buenos Aires. Una troupe tv ha ripreso in diretta il tentativo di attaccare un Carrefour, respinto dalla polizia, nella grande provincia che circonda la capitale argentina. In alcuni casi, i media locali hanno confermato l’esistenza di un’organizzazione degli assalti, con la presenza di furgoni alle porte dei super per agevolare la fuga dei ladri e il trasporto delle merci. Il responsabile di un centro commerciale a Campana, sempre nella provincia di Buenos Aires, ha dichiarato che l’attacco era stato organizzato addirittura su Facebook. La presidenta Cristina Kirchner tace, è già in vacanza nella sua Patagonia, ma i suoi uomini indicano i responsabili. Abal Medina, capo di gabinetto, parla di «settori del sindacalismo legati ai camionisti», e il pensiero corre subito a Hugo Moyano, potente leader dei lavoratori del trasporto un tempo legato a doppio filo ai governi Kirchner. «I fatti ai quali abbiamo assistito sono isolati, ma strutturati e organizzati. Nessuno è andato a rubare cibo, ma televisori e liquori. È giusto segnalare chi noi riteniamo siano gli istigatori», diceMedina. Moyano ha replicato che il governo non ha prove, né spiegazioni per i fatti accaduti e preferisce fare la vittima. «Magari li hanno organizzati loro i saccheggi… ». Dopo anni a braccetto con la Casa Rosada, Moyano ha organizzato di recente massicce proteste di lavoratori per ottenere aumenti salariali, approfittando delmomento difficile che sta attraversando la presidenza di Cristina. Non può sfuggire nemmeno la coincidenza tra i saccheggi natalizi di questi giorni con q u e l l i d e l 2001, che portarono alla rivolta di piazza contro il governo De la Rua, alla sua caduta e all’esplosione della grande crisi di inizio d e c e n n i o . Analogo malcontento, nella classe media urbana, si è manifestato di recente con i cacerolazos, la rivolta serale delle pentole. È la protesta contro il carovita, e il blocco della possibilità di acquistare dollari per risparmiare o viaggiare. Ma il governo rifiuta il parallelo. «Anche se abbiamo ancora sacche di povertà, l’Argentina di oggi non ha nulla a che vedere con quella del 2001», ha detto il segretario alla sicurezza Sergio Berni