Mentre in Argentina il razzismo e la negazione dei diritti dei Mapuche hanno il volto più sofisticato dei Benetton – una civiltà molto interessante, i Mapuche sono gente da museo – in Cile la repressione dello Stato e dei carabineros è sempre stata più diretta e violenta. Dalla strenua difesa sul campo degli interessi di imprese forestali con grandi capitali europei o nordamericani alle tremende leggi anti-terrorismo, varate per provare a spezzare la tenace resistenza dei discendenti di Lautaro, un popolo che non riuscirono a piegare neanche i conquistadores. E’ questo il clima pesante che incontrano, a nord di Temuco, Marco e Irene, piemontesi alla ricerca dell’América ribelle. Anche in questa tappa di un viaggio che ci ha raccontato belle Storie dell’altro mondo fin dall’esordio, i fratelli Bertana si calano con naturalezza e creatività nelle lotte che attraversano. Così Marco dà una mano alla costruzione illegale, sul territorio indigeno recuperato, di una casa per chi non ce l’ha e Irene diventa aiutante di Griselda in cucina per la preparazione di una tipica ricetta mapuche: porotos con tallarines. No, non è mapudungun, la lingua dei Mapuche, è l’odiato castigliano dei conquistadores iberici e di Santiago del Cile ma sempre di un’ottima pasta e fagioli si tratta
di Irene Bertana
La comunità di Temicuicui ci è piaciuta subito, dal momento in cui abbiamo letto la sua storia, quasi per caso, in un bar di Neuquen. I camerieri si ostinavano ad ignorarci mentre noi programmavamo il nostro itinerario delle settimane successive nelle quali volevamo conoscere i mapuche in Cile. Abbiamo trovato il link al blog nel giornale online pais mapuche. Dopo aver letto della loro storia, di un conflitto che andava avanti da anni, abbiamo deciso di provare a contattarli per vedere se c’era modo di visitare la comunità. La risposta è stata quasi immediata e due settimane dopo abbiamo incontrato Jaime, che ci ha accompagnati in questo viaggio all’interno della sua famiglia e della sua comunità.
Poi, il fratello di Jaime ci viene a prendere e ci porta nel territorio recuperato. 2000 ettari. Che erano di una impresa forestale e dove ora vivono 100 famiglie, ma non tutte insieme, ognuna ha il suo spazio. Il fratello di Jaime ci lascia in un punto buissimo in mezzo alle stelle e Jaime ci fa strada verso la sua casetta, costruita circa un anno fa. Due stanze, bagno fuori, l’acqua si prende dal ruscello vicino. Ci vivono in cinque. Più noi due per una notte. Mentre mangiamo ci racconta della criminalizzazione del movimento mapuche, dei processi per terrorismo con i testimoni protetti, nessuno sa chi sono e spesso sono pagati dalle imprese in conflitto con le comunità. Ci racconta di un ragazzo accusato di avere appiccato quattro incendi in una notte in posti diversi e lontani… Lo stesso testimone l’avrebbe seguito e visto tutte e quattro le volte. L’accusa non sta in piedi, ma intanto è in prigione. Ci fa vedere foto di camionette, elicotteri, bossoli di lacrimogeni, carri armati (!) nel proprio territorio e ci dice che tutti hanno passato un periodo della loro vita in carcere, chi qualche settimana, chi qualche mese, chi qualche anno.
E per fortuna la loro storia ha un lieto fine, qualche settimana fa dal blog la comunità ha annunciato che le forze dell’ordine hanno lasciato il loro territorio. Ci auguriamo che sia l’inizio di un lungo periodo di tranquillità.
Se la meritano tutta.
Procedimento:
Prima si lavano i fagioli, poi si mettono a bollire in tanta acqua, nel frattempo si tagliano le verdure a pezzettoni, si aggiungono insieme alle spezie e si lascia cuocere per un’ora.
VIDEO. STORIE DELL’ALTRO MONDO 8. Porotos con tallarines di Griselda
DA LEGGERE:
Storie di viaggi, teatri e permacultura
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