Roma, 26 nov. (askanews) - Daniele Luchetti porta sullo schermo Papa Francesco: nel film "Chiamatemi Francesco" racconta la vita di Jorge Bergoglio nella sua Argentina, il suo essere contro la Chiesa che appoggiava il regime di Videla, il suo tentativo di essere sempre vicino ai deboli, fino al conclave che lo ha eletto Papa. Il regista ha spiegato: "La chiave per raccontare Papa Francesco l'ho trovata solo quando una persona che lo conosceva mi ha detto: 'lui è stato tutta la vita un uomo preoccupato'. - ha spiegato il regista - Ho cercato di capire attraverso ieri cosa è il Papa oggi, di capire come un uomo può maturare passando attraverso degli inferni".
Gli inferni raccontati da Luchetti nel film sono soprattutto quelli vissuti dall'Argentina tra il 1976 e il 1983, durante la dittatura militare, quando Bergoglio cercava di aiutare i sacerdoti e seminaristi perseguitati, a volte torturati e uccisi, perché considerati sovversivi, quando nascondeva un giudice ricercato dai militari, ma anche quando, nominato Vescovo ausiliario di Buenos Aires, continuava la sua missione in aiuto dei più poveri. Luchetti ha compiuto una lunga ricerca sul passato del Papa in Argentina, insieme al produttore Pietro Valsecchi, e ha confessato: "Sono stato avvicinato anche da persone che mi hanno detto 'Bergoglio era implicato nella dittatura', ma queste cose cadevano di fronte alla credibilità del personaggio che stavo costruendo: il film racconta quello che ho raccolto sul campo e a cui ho creduto". Il film è stato venduto già in quaranta Paesi, sia nella sua versione cinematografica che in quella televisiva, che prevede quattro puntate da 50 minuti, è stato approvato dal Camerlengo del Papa, e verrà proiettato nella sala Nervi l'1 dicembre di fronte a settemila persone.