L’Argentina dura solo un tempo e il Paraguay la riacciuffa nel finale

Grande spettacolo nel secondo match del girone B di Copa America che ha visto affrontarsi Argentina e Paraguay allo stadio La Portada di La Serena.

Il primo tempo è un monologo dei biancocelesti,costantemente riversati nella metà campo avversaria. Al 14’ un tiro insidioso di Di Maria viene deviato dal portiere paraguayano Silva, il quale sul susseguente calcio d’angolo deve superarsi per intervenire su un colpo di testa di Rojo. Tre minuti dopo tiro da fuori di Mascherano, deviazione quasi casuale di Messi che mette fuori causa Silva, ma il pallone termina fuori di un soffio; al 26’ Aguero si libera in area ma il suo sinistro è troppo debole. 

Il gol è comunque nell’area, Messi semina il panico tra le maglie biancorosse e nel tentativo di fermarlo Samudio al 28’ azzarda un retropassaggio verso il proprio portiere che diventa un assist perfetto per il Kun, il quale salta Silva in uscita e deposita nella porta sguarnita. Passano soli sei munti, Messi in area fa ammattire i suoi marcatori e serve Di Maria, spinto platealmente da un Samudio evidentemente ancora sotto choc:rigore netto; il fuoriclasse del Barca dal dischetto è implacabile, nonostante Silva intuisca il suo rasoterra, e si va così al riposo sul 2-0 per gli argentini.

 

Il secondo tempo appare quasi una formalità e nei primi dieci minuti l’Argentina sfiora ripetutamente la terza rete ancora con Messi e Aguero, ma anche con Pastore, apparso piuttosto in palla. Improvvisamente però la partita gradualmente cambia:le stelle biancocelesti sembrano aver finito la benzina, i reparti si sfaldano, i paraguayani cominciano a prendere coraggio e si affacciano dalle parti di Romero, grazie soprattutto all’orgoglio del veterano Valdez che ci prova per tre volte nel giro di pochi minuti; ed il terzo tentativo, al 60’, si rivela quello buono, quando con un gran numero l’attaccante dell’Eintracht entra in area e batte imparabilmente l’estremo difensore argentino. 

La partita si fa bellissima, da un lato l’Argentina, palesemente costruita solo per attaccare, prova a siglare il gol della sicurezza, ma il Paraguay mostra una condizione fisica e una grinta invidiabili, ribattendo colpo su colpo.

Il ct biancorosso Ramon Diaz non si fa intenerire dal fatto di essere al cospetto dei suoi connazionali e azzecca tutti i cambi, soprattutto con l’inserimento ad inizio ripresa del velocissimo Derlis Gonzalez (che non a caso Paulo Sousa vorrebbe portarsi con sé a Firenze da Basilea) sulla fascia destra e quello dell’altro veterano Barrios al posto di uno stremato Santa Cruz; al contrario la lettura del match da parte del tecnico argentino Martino - il quale curiosamente era stato a sua volta alla guida della rappresentativa paraguayana ai mondiali sudafricani del 2010 - appare molto meno lucida: la sua squadra è ormai spezzata in un lunghissimo 4-2-4, ma anziché rinfoltire subito il centrocampo l’ex allenatore del Barcellona tentenna fino al 75’, quando sceglie addirittura di rimpiazzare Pastore e Aguero con Higuan e Tevez, rendendo la disposizione dei suoi uomini in campo ulteriormente sbilanciata. Così nei minuti finali il Paraguay tenta il tutto per tutto, le maglie argentine si fanno sempre più larghe, l’ingresso del laziale Biglia al posto di Banega è tardivo, mentre decisivo si rivela quello del già citato Barrios, peraltro argentino di nascita, che su assist di Da Silva al 90’ batte Romero con un gran destro sul primo palo.

 

Nei minuti di recupero l’Argentina prova disperatamente a riportarsi in vantaggio e Tevez avrebbe anche l’occasione buona per farlo, ma colpendo male di testa da posizione ravvicinata vanifica un ottimo cross di Di Maria. Il match termina così con un 2-2 che ha del clamoroso e che costringe l’Argentina a non poter sbagliare i prossimi due match con Giamaica ed Uruguay se non vorrà rischiare di uscire anzitempo da una manifestazione in cui si è presentata come una delle annunciate protagoniste.

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