La questione delle Malvinas/Falkland e il colonialismo nel XXI secolo

di Valentin Ipuche

Isole Malvinas
Fonte: it.paperblog.com

A soli 341 Km dalle coste argentine è situato un arcipelago che “festeggia” quest’anno 180 anni di invasione britannica. Le isole sono dichiarate dall’ONU territorio conteso ed è uno dei 16 territori di cui si occupa il Comitato di Decolonializzazione della Nazioni Unite. Di quei 16, 10 sono colonie inglesi.

La storia delle isole Malvinas è ingarbugliata e piena di sotterfugi, combattuta con risoluzioni internazionali e morti. Dal 1816 l’Argentina è ufficialmente indipendente dal dominio spagnolo, e la sua sovranità sull’arcipelago atlantico risale al 1820. È da evidenziare come all’epoca nessuna nazione aveva esposto reclami o perplessità sul possesso delle isole, anzi la Gran Bretagna aveva firmato con la Repubblica Argentina un trattato di “Amicizia, Commercio e Navigazione” nel 1825. Significativa la testimonianza di una lettera di quattro anni successiva al trattato in cui un gruppo di imprenditori fa pressioni sul Parlamento inglese per impossessarsi delle isole. Richieste che sarebbero state accontentate.

Tra le prime leggi emanate dalle autorità argentine sulle isole c’era quella riguardante la caccia di foche e balene. Navi statunitensi depredavano la fauna di quelle acque e una loro baleniera venne sequestrata per essere sottoposta a processo. La risposta diplomatica nordamericana fu quella di distruggere l’insediamento argentino sull’isola e lasciare la zona senza autorità e nel caos.

Gli Stati Uniti in seguito decisero che avevano l’autorità di concedere la sovranità delle isole alla Gran Bretagna in cambio dei diritti sulla pesca nelle acque circostanti. Nel 1833 gli inglesi sbarcarono sull’isola issando la Union Jack. Ci fu una rivolta di pochi uomini armati di coltelli, bolas e fucili antiquati che ripresero il controllo del territorio ma riuscirono a resistere ai rinforzi inglesi solo per qualche mese.

Da quel momento l’Argentina non ha mai smesso di sollevare proteste diplomatiche.
La Gran Bretagna per conto suo non ha mai dato ascolto a tali proteste perché, come comunicò nel 1936 il Ministro degli Esteri inglese all’Ambasciatore a Buenos Aires, l’Argentina non aveva sufficienti forze militari per far valere le sue ragioni. I coloni, in maggior parte scozzesi, continuarono a scacciare dalle isole i contadini argentini, insediandosi definitivamente.

Dal momento della nascita dell’ONU la denuncia argentina ha avuto eco internazionale. Nel 1960 la risoluzione 1514 dell’Assemblea Generale riconosce la disputa sul territorio e cinque anni dopo una nuova risoluzione forza di fatto la Gran Bretagna al dialogo, e cosa importantissima ritiene non valido il principio all’autodeterminazione del popolo dell’arcipelago in quanto popolazione impiantata e frutto di un’operazione di invasione.

Negli anni ’70 il ritrovamento di giacimenti petroliferi e la successiva estrazione inglese porta all’Organizzazione degli Stati Americani a dichiarare le iniziative di sfruttamento delle risorse naturali violatrici delle risoluzioni delle Nazioni Unite.

Nel 1982 Margaret Thatcher è al terzo anno del suo mandato durante il quale la disoccupazione è più che raddoppiata, come il tasso di inflazione. La sua popolarità personale è al 25%, più bassa di quella di qualsiasi altro primo ministro britannico nella storia e il consenso del suo governo al 18%.

Dall’altra parte in Argentina è al potere la sanguinaria giunta militare famosa per i desaparecidos, e responsabile di genocidi e torture. Dietro la facciata dello stato democratico contro quello dittatoriale, è significativa in questo contesto l’amicizia della Thatcher con Pinochet, mentore del leader della giunta argentina.

La Gran Bretagna decide di tagliare le spese militari delle “Falkland” e di rendere la cittadinanza degli abitanti non piena. Sono mosse che la giunta militare interpreta come segni di cedimento e disinteresse inglese verso le isole, e le conquista. Nel giro di 11 settimane i combattimenti portano alla morte di 225 inglesi e 655 argentini, riconfermando le isole colonie britanniche e portando la popolarità della Iron Lady al 59%, permettendole il secondo mandato.

L’Argentina non ha mai smesso di denunciare il suo diritto di sovranità sulle Malvinas. A oggi l’ONU ha emanato 39 risoluzioni che intimano il Regno Unito al dialogo, ma essendo questi uno stato membro permanente del Consiglio di Sicurezza, gode secondo le proteste della presidentessa argentina Kirchner di uno stato di ingiusta immunità.

Isole Malvinas
Fonte: gosouthamerica.about.com

Il Regno Unito ha cercato recentemente di sviare la questione con la proposta di un referendum, che si terrà a marzo dando la parola agli abitanti delle isole su quale debba essere la nazione sovrana. Questo in evidente contrasto con le risoluzioni ONU, ragion per cui il vicepresidente argentino Amado Boudou l’ha ritenuta “una mancanza di rispetto all’intelligenza e al diritto nazionale e internazionale”. Questa settimana David Crausbey e Jean Stroud-Mort (il cui marito morì durante i combattimenti del 1982), due legislatori inglesi, hanno sollecitato il segretario alla Difesa Andrew Robathan di chiedere alla Francia appoggio militare in caso di “invasione” argentina sull’arcipelago. Questo sarebbe secondo i parlamentari britannici un dovere francese visto l’appoggio della Corona nell’intervento militare in Mali.

Intanto lo spiegamento di armate “reali” sull’arcipelago continua.

Fonti: www.pagina12.com.ar, ONU, “Shock Economy” di Naomi Klein

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