Iturbe è già pronto a fare esplodere il Bentegodi

L'età anagrafica, a volte, dice le bugie. Juan Iturbe ha vent'anni solo per la carta d'identità. In realtà ne ha molti di più. La sua vita ha viaggiato veloce fra Paraguay e Argentina, il suo talento è diventato oggetto del contendere fra due Paesi e certificato autentico delle qualità di uno che nel 2010 in Nazionale portava le borracce a Leo Messi nel ritiro premondiale. Privilegio di pochissimi. Certi suoi gol sono da vedere e da rivedere, palla incollata al piede e portiere irriso puntualmente. Niente a che vedere col migliore al mondo. In giro però, mettiamola così, certamente c'è di peggio. Iturbe non ha timore a dirti di no. L'esperienza al Porto? «Quello è solo passato, non voglio parlarne». La lite fra Argentina e Paraguay? «È storia, la mia storia. Tutto qui». Iturbe sa cosa dire, non lo freghi. «È stata una trattativa lunga, ringrazio il direttore Sogliano. Merito suo se adesso sono in un grande club ed in un calcio forte e competitivo come la serie A. Volevo l'Italia». L'Hellas ha beffato la concorrenza, agguerrita solo nelle intenzioni. Sogliano, invece, ha preferito i fatti. Non è la prima volta che succede, non sarà l'ultima. Coi piedi Iturbe fa quel che vuole, ma la terra italica è rocciosa e piena di trappole. Aspra e dura come il cemento. «È un calcio totalmente differente, più tattico magari. Ma sono disposto a fare quel che mi chiederanno, sono a disposizione». Gira e rigira non poteva non spuntare il paragone col grande Leo. Se in Argentina sei come Iturbe viene anche troppo facile. «Mi è stato chiesto mille volte, ma io non posso essere lui. Messi è incomparabile». Da quelle parti però sono ancora tutti per Diego, per l'eternità: «Lui in Argentina è un dio. Messi è grande, ma Maradona sarà sempre Maradona». Tutto chiaro. E il suo posto in campo? Presto detto: «Nel 4-3-3, a destra o a sinistra. So anche di dover migliorare tatticamente, di dover trovare la posizione giusta in campo. Lavorerò tanto per riuscirci». I primi allenamenti hanno detto che il ragazzo diventato in fretta uomo non poteva cominciare meglio. Verona l'ha già vista e ammirata, studiata anche: «La prima impressione è molto positiva, so che è una citta turistica con un sacco di posti belli». Ha preso la maglia numero 15 come al River, dove ha spesso e volentieri dato l'assist per il boato del mitico Monumental. All'Hellas ritrova Cirigliano e trova l'occasione giusta. Non saranno le vette del Porto, ma a vent'anni forse è meglio così.A.D.P.

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