Italia: “il debito non va ristrutturato”

Ginevra - Politici, sindacati e industriali si mettano l’anima in pace. Se l’Italia non cresce da tempo non è colpa dell’enorme debito, del cuneo fiscale o dei salari molto più bassi della media europea. Roma vanta un surplus primario da 20 anni, ma non riesce a tenere il passo delle economie industrializzate. Il perché è facilmente spiegato: produce prodotti da Paesi poveri. Non ha mai riformato la sua industria e produce prodotti con basso valore aggiunto, anche se con delle rare eccezioni.

La nostra struttura industriale non è adatta a un Paese ricco. Non c’entrano il debito o i salari”, ci dice Ugo Panizza, professore di Economia Internazionale al Graduate Institute of International and Development Studies di Ginevra, in Svizzera. Il debito pubblico è alto perché l’Italia ha una crescita anemica o nulla. È il grande problema del nostro Paese e se non cresce non è per la mancanza di riforme strutturali.

Il saldo primario dei conti pubblici è stato pari a zero negli ultimi 20 anni. Il grosso problema dell'italia è che non cresce. Non penso che l'Italia dovrebbe ristrutturare il debito. Dovrebbe risolvere problemi a lungo termine”. A dover ristrutturare i debiti pubblici sono Grecia e Cipro, forse il Portogallo. Gli altri Paesi membri dell’Eurozona possono sopravvivere. “Ho diversi colleghi che ritengono che Spagna e Italia dovrebbero ristrutturare, io non ne sono convinto”.

Se il Governo avesse le mani libere dall’Europa, che impone paletti come il rapporto tra deficit e Pil al 3%, in breve tempo potrebbe aumentare la spesa pubblica, investire e alimentare la crescita. “Dal punto di vista congiunturale, sarebbe bene che rompesse i limiti imposti da Bruxelles” in termini di deficit massimo, per lo meno, ma non in termini di debito.

Ci sono casi estremi in cui occorre ristrutturare e prima lo si fa e meglio è Non è il caso dell'Italia”. Il virtuosismo dei conti pubblici ha una sua importanza, poi. “Se il mercato non crede nella solvibilità dell'Italia allora sono problemi”. È il motivo per cui il numero uno della Bce Mario Draghi ha promesso che interverrà e farà di tutto per salvaguardare l'euro con la sua celebre frase ‘whatever it takes’ pronunciata a luglio di un anno fa, all’apice della crisi del debito sovrano. 

In tutto questo, Draghi avrebbe i mezzi per intervenire in soccorso dei Paesi in difficoltà comprando titoli di Stato come ha promesso con il suo programma Outright Monetary Transactions (Omt)? “I tedeschi gli lascerebbero fare quello che deve fare, perché si rendono conto che i rischi sarebbero enormi. Se la Bce non faceva questa promessa ci sarebbe stato un disastro”.

Un altro caso emblematico della gestione maldestra di una crisi del debito è quello dell’Argentina in seguito al default del 1999. La sentenza del giudice Thomas Griesa del tribunale di New York obbliga il Governo Kirchner a ripagare i grandi fondi avvoltoi americani creditori. “Se viene confermata dalla Corte Suprema a rischiare non sarà l'economia di Buenos Aires, ma il mercato del debito mondiale”.

La sentenza crea infatti un pericoloso precedente e "renderebbe il debito non ristrutturabile". Panizza ha sottolineando che anche se ci sarebbe sempre l'ipotesi delle clausole di azione collettive (CAC), in cui il 15% di minoranza dei creditori si deve adattare ai voleri della maggioranza, questo deve valere per tutti i tipi di bond. E in Argentina di tipi di obbligazioni ce ne sono 80. Un dettaglio che complica non poco le cose.

A questo proposito, Panizza è autore, insieme ad alcuni colleghi, una gran parte dei quali di origine argentina, di una serie di pubblicazioni in cui viene enunciata l'idea della creazione di un tribunale fallimentare, ovvero fondare una nuova isitutuzione con un Segretariato tecnico con la capacità di valutare il debito e con la possibilità di nominare dei giudici.

Un altro modo ancora più facile per affrontare casi come quello dei Tango Bond senza richiedere la creazione di una nuova istituzione -ha spiegato l’esperto di debito Panizza nell'intervista- sarebbe una forma di arbitrato tra Stati. "Si crea una specie di tribunale in cui il paese nomina un arbitro, i paesi creditori pure, e sia Paesi che creditori che debitore potrebbero concordare un terzo Tribunale".

 

Btp: lei se la sente di consigliare di comprarli?
Sono solo un gradino sopra il rating investment grade, io non li compro, ma è difficile dire. Gli economisti seri non fanno mai previsioni. L'Italia riuscirà a pagare in qualche modo Sicuramente chi li ha comprati un anno fa ci ha guadagnato tanto.

Lo Spread tra Btp e Bund è ancora da monitorare con la massima attenzione e potrebbe riservare cattive sorprese? O ormai dipende dall’oscillazione dei titoli tedeschi?
Lo Spread vale la pena continuare a guardarlo. Penso che i 250 punti rispecchino le differenze di qualità del credito tra Germania e Italia, anche se forse sono ancora abbastanza alti.  Avere la Grecia che pagava lo stesso tasso di interesse della Germania non aveva senso.

Nei casi di Grecia e Argentina, come andrebbe ristrutturato idealmente il debito?
Mettiamo che un Paese abbia un debito di 100 e capacit di pagare di 70. Sarebbe meglio tagliare il debito, come nel caso della Grecia. Fa stare meglio tutti ma c'e' il problema dell'overhang. Se il debito è di molti creditori, ogni creditore individuale ha un incentivo a stare fuori e aspettare (quello che sta accadendo in Argentina con i grandi fondi americani). Quando c'è un Tribunale privato questo invece non succede, perché la riduzione viene distribuita. L'esistenza avrebbe facilato molto la risoluzione del debito, l'incubo invece va avanti.

L’Argentina oggi cosa rischia?
Hanno truccato i dati dell'inflazione, stanno facendo cose pazze", dice l'economista citando il caso di un amico che voleva importare soia, ma che non ha potuto perché la banca là non esporta. Sono problemi economici di base, legati al fatto che "questo Governo ha politiche economiche che non hanno molto senso".

L'Argentina ha poi l'annoso problema del debito. Nel 2007 ha ristrutturato il debito, più dell'80% dei debitori hanno accettato di scambiare il debito in default con uno sconto del 70%. Alcuni creditori, legati all'hedge fund Elliot Associates, sono riusciti a ottenere da un giudice di New York che l'Argentina ripaghi il debito.
La banca depositaria gestita a New York non può più gestire i pagamenti, anche se Buenos Aires vuole pagare, se la sentenza rimane, (c'è in corso l'appello alla Corte Suprema) non può, perché la banca americana non andrà mai in violazione. Ciò rende il paese che non può pagare ostaggio dei creditori. È la fine che farebbe l'Argentina, alla mercè di questi fondi avvoltoi. Quello che farà con ogni probabilità sarà invece smettere di pagare le obbligazioni emesse a New York. I politici, poi, non vogliono pagare direttamente i fondi avvoltoi per motivi di principio. Se vogliono però continuare a pagare gli altri creditori possono.

Come?
Per farlo devono proporre uno scambio delle obbligazioni di New York con bond emessi a Buenos Aires in dollari. Visto che non esiste un accordo di questo tipo, la conferma della Corte Suprema della sentenza del tribunale di New York sarebbe una evento shock, "distruttivo per il mercato del debito mondiale, ma non per il mercato argentino specifico". Perché crea un precedente e rende il debito non ristrutturabile. Ultimamente le cose stanno cambiando nel mercato del debito, perché c'è la possibilità di fare ricorso alle clausole di azione collettiva (CAC), con cui è sufficiente che l'85% dei creditori decida per una ristrutturazione. Ma queste clausole sono definite obbligazione per obbligazione, una a una. E l'Argentina ne aveva 80 diverse all'epoca del crack dei Tango Bond”.

Ci spieghi meglio in cosa consiste la sua idea della creazione di un Tribunale fallimentare anche per gli Stati
Si tratta di creare una nuova isitutuzione con un Segretariato tecnico con la capacità di valutare il debito e con la possibilità  di nominare dei giudici. Un altro modo più facile ancora, che non richiederebbe la creazione di una nuova istituzione, sarebbe una forma di arbitrato. Si forma una specie di tribunale in cui il Paese nomina un arbitro, i Paesi creditori pure, e sia Paesi che creditori e debitori potrebbero concordare un terzo tribunale.

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