Vince il Brasile, terra fertile e battuta in lungo e in largo da Sean Sogliano. Identità ben precisa, là dove una volta si trovavano soprattutto estro e giocolieri adesso peschi anche sostanza e carattere, esattamente ciò che serve all'Hellas per scavalcare senza eccessivi intoppi il primo anno di Serie A. L'Hellas è sudamericano, impronta forte lasciata da intensi mesi di mercato ed una traccia nitida figlia dei voli intercontinentali del suo direttore sportivo, che in Brasile si sente come a casa. Quindici stranieri in tutto, otto diverse nazionalità se nel mazzo entra anche Godfred Donsah, diciassettenne per qualche mese già nel giro della prima squadra nel Palermo di Lino Mutti, un primo tesseramento che Sogliano ha saputo cogliere al volo. La vista periferica è sempre un valore in più. VAI SUL SICURO. Il giallo e il verde del Brasile ha colorato soprattutto la fase difensiva del Verona. La colonia si è impreziosita con due tasselli destinati a dare molto. Romulo sembra più un europeo, piedi normali ma polmoni con pochi limiti e degni del miglior Gattuso. Altro che veroniche e doppi passi. Nella formazione ideale di molta gente un posto per questo ragazzo tuttofare ci sarebbe anche, magari più in mediana che in difesa a destra. Deciderà Mandorlini, ma il prestito di Romulo è una carta che in pochi consideravano tanto preziosa. Sogliano dal Brasile è tornato con la firma di Rafael Marques, fresco vincitore della Libertadores con l'Atletico Mineiro a fianco di Ronaldinho. Due anni di contratto, abbastanza per ribadire l'affidabi- lità che tutti in patria gli riconoscono. Un parto delicato, quello del difensore centrale. Le altre piste? Tutte estere. Dalla Bulgaria alla Romania tenendo in caldo Ivanov e Grigore, fino alla finta di puntare sull'Argentina per poi dirigersi verso il caro vecchio Brasile. Dal tentativo per Cléber del Ponte Preta fino alle opzioni Leo e Ronaldo. Nicolas, Rafael, Jorginho e Martinho, tutti con doppia cittadinanza, hanno già cominciato ad indicare la strada agli ultimi arrivati. VETTE DA CONQUISTARE. Juanito Gomez in questi mesi ha avuto un gran da fare, in campo ma anche fuori a prendersi sotto la sua custodia prima Cirigliano e adesso Iturbe. Neanche gli argentini hanno mai tradito in Italia, a parte qualche fisiologica eccezione. Quarantuno anni in due, basta questo per fotografare il potenziale talento che il Verona ha in casa. Da gestire ed esaltare. Cirigliano in Argentina è per tutti l'erede di Mascherano, il talento di Iturbe forse è ancora più inesplorato. Neanche Alejandro Gonzalez sa quanto lontani o prossimi siano i suoi confini. In fondo ha appena 25 anni, ne ha quattro di contratto, ha giocato nel Penarol e sa cos'è la battaglia. In Sudamerica o ti abitui a lottare o è meglio cambiar mestiere. MARCHIO EUROPA. Sogliano ha sempre guardato con interesse al calcio dell'est europeo, bagaglio utile quando la Fiorentina ha temporeggiato per Neto. Da lì l'assalto a Mihaylov, al portiere titolare della nazionale bulgara. Altro colpo da intenditori. L'esperienza al Twente, la Champions League e tanto calcio ad alto livello sono la miglior garanzia al giusto prezzo. Dalla Bulgaria alla Serbia, dove è stato facile prendersi la voglia di rinascita di Bosko Jankovic, uno martoriato da una serie infinita di incidenti ma pronto ad esplodere da un momento all'altro. Da Belgrado a Milano, quindi a Verona accompagnato dall'agente Silvano Martina, un tempo portiere anche all'Hellas. La banda straniera è ricchissima, segno dei tempi che cambiano. Ad aprire la porta provvedono Hallfredsson e Moras, un islandese e un greco. Collanti anche fuori dal campo. Per capire prima possibile il mondo Hellas.
Alessandro De Pietro