Franca Valeri riparte dai “Cavalli” e sogna di rilanciare il Valle

ROMA. L'anno scorso, dopo il debutto al Festival di Spoleto e alla vigilia di compiere 94 anni, aveva promesso che avrebbe ripreso questa sua ultima commedia, “Il cambio dei cavalli”, durante questa stagione. E così eccola Franca Valeri, reduce dal Piccolo di Milano arriva all'Argentina a Roma da mercoledì 3 a domenica 7, sempre guardando al futuro, facendo programmi.

C'e ne è uno cui tiene particolarmente, riaprire lo storico Teatro Valle, dopo il periodo di occupazione cui lei dette il suo appoggio: «Sto scrivendo una specie di commedia per la riapertura di quel teatro al quale sono molto legata visto che vi debuttai con Alessandro Fersen nel 1947 e vi hanno debuttato molti miei lavori».

Il testo sarà incentrato sulla figura di una custode che ha passato tutta la vita dentro il teatro, treatro in cui «è successo di tutto, ha debuttato Rossini, ha fatto fiasco Pirandello: io partecipai alla protesta per la sua chiusura. Dicevano che poteva venir commissariato, per cui quel gesto lì per lì mi parve meraviglioso. Il fatto è che poi la cosa si è cristallizzata in modo negativo e passano gli anni senza che si sappia cosa diventerà e quando potrà riprendere a funzionare come un vero teatro normale».

Chissà se l'amministrazione comunale si sentirà in dovere di riuscire a esaudire questo suo desiderio?

“Il cambio di cavalli” ha la regia di Giuseppe Marini e vede in scena, accanto alla Valeri come ormai da circa venti anni, Urbano Barberini, oltre ad Alice Torriani. «Urbano è uno degli attori che mi stanno più vicini da tempo: se sai per chi scriverai una parte, ti verrà meglio. Poi non è detto che sia un capolavoro, ed è da un po’ che non me ne capita più uno...».

Una commedia sulle differenze e il rapporto tra generazioni in cui ognuno rivela la propria umanità, forza e debolezze, testo ironico e frizzante, ricco di tutte quelle notazioni che hanno fatto e

fanno della Valeri una delle nostre più severe e leggere critiche del costume, da «le fotografie esposte sono ciarpame da fiction» a «i ristoranti propongono oggi piatti problematici» sino alle frecciatine femminili: «Le donne sono spesso meglio di quel che sembrano, al contrario degli uomini».

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