Estradato stamane dall’Argentina Pantaleone Mancuso “l’Ingegnere …

Vibo Valentia. Anche lui si chiama “Luni”, Pantaleone Mancuso detto l’Ingegnere: ma di certo il 53enne non va confuso con Luni Scarpuni, l’incontrastato superboss di quella cosca (i Mancuso di Limbadi nel Vibonese, appunto) che, oggi, sarebbe la ‘ndrina più potente dell’intera Calabria…

E’ stato estradato in Italia proprio in queste ore da Buenos Aires, “zio Luni”, presunto elemento di spicco del clan vocato al narcotraffico epperò, nello specifico, accusato d’associazione mafiosa e, insieme al figlio Giuseppe, di tentato duplice omicidio nei confronti della zia Romana Mancuso e del cugino Giovanni Rizzo.

Stando a intercettazioni e pure dichiarazioni di Ewelina Pytlarz, ex moglie di un alfiere del clan (Domenico Mancuso classe ‘74), il 26 maggio del 2008 Pantaleone Mancuso avrebbe tentato di assassinare i due “parenti-serpenti” per via di dissapori ormai datati.

Ma i 26 colpi di mitra e pistola non furono sufficienti a finirli…

Nell’aprile scorso, proprio le dichiarazioni della testimone di giustizia consentirono di puntare i fari sull’ “Ingegnere”, latitante (mentre il figlio era stato arrestato, nel frattempo, nell’operazione della Dda di Milano “Grillo Parlante 2”).

Ad agosto, la cattura a Puerto Iguazù (città nel Nord-Est dell’Argentina), quasi al confine col Brasile dove Mancuso era diretto, almeno nell’immediato: probabilmente, da lì “zio Luni” si sarebbe trasferito nelle proprietà di famiglia in Patagonia.

Invece la sua vicenda è terminata molto, molto diversamente.

E ora, a 6 mesi dall’arresto, funzionari Interpol l’hanno accompagnato sul volo Alitalia che dalla capitale argentina è approdato questa mattina a Fiumicino.

All’aeroporto capitolino, il trasbordo su un cellulare della Polizia penitenziaria, destinazione Rebibbia. E chissà, se l’Ingegnere parlasse…, adesso per il cuore pulsante della ‘ndrangheta calabrese potrebbe aprirsi, a sorpresa, un capitolo del tutto nuovo, impregnato d’inedite verità.

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