Esproprio Repsol, chiesti 7,6 mld di all’Argentina

Con l'esproprio di Ypf a Repsol, l'Argentina è tornata a controllare l'ex azienda di Stato.

(© Getty Images) Con l'esproprio di Ypf a Repsol, l'Argentina è tornata a controllare l'ex azienda di Stato.

Repsol ha aperto una causa contro l'Argentina presso il
Centro internazionale per il regolamento delle controversie
relative a investimenti (Icsid, organismo della Banca Mondiale),
denunciando di essere stata vittima dell'«esproprio
discriminatorio» del 51% delle sue azioni in Yacimientos
Petroliferos Fiscales (Ypf). 
DANNI PER 10,5 MLD DI DOLLARI. La stampa di
Buenos Aires ha informato lunedì 3 dicembre che avvocati del
gruppo energetico spagnolo hanno presentato la denuncia, nella
sede dell'Icsid a Washington, esigendo dall'Argentina
circa 10,5 miliardi di dollari (7,6 mld di euro)
d'indennizzo, dopo la ri-nazionalizzazione di Ypf, portata a
termine nel maggio scorso dal governo di Cristina Fernandez de
Kirchner. 
Il Icsid ha disposto 30 giorni per decidere se accetta o no la
denuncia presentata da Repsol. 
In caso l'accettasse, inizierebbe il processo di designazione
dei tre arbitri che dovranno occuparsi della disputa. 
VIOLAZIONE DELL'ACCORDO. Secondo il
quotidiano La Nacion, i quattro argomenti su cui si
regge la denuncia del gruppo spagnolo sono la discriminazione
dell'esproprio (solo le azioni Repsol sono state
nazionalizzate), l'assenza di una qualsiasi compensazione
economica, la violazione dell'accordo fra Spagna e Argentina
per la protezione degli investimenti e l'assenza di una causa
di utilità pubblica per giustificare la decisione delle
autorità di Buenos Aires.

Lunedì, 03 Dicembre 2012

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