10 ore fa 17:18
Francesco Fedele
La prima volta nella propria storia al Mondiale, una buona squadra, un girone non impossibile fatta eccezione per l'Argentina di Leo Messi, contro il quale non ha per nulla sfigurato, un paese che vede nel calcio un buon modo di cancellare tutti gli scetticismi europei che dalle Guerre jugoslave degli anni '90 colpiscono quei territori e quella gente. I presupposti per una bellissima favola calcistica non mancavano alla Nazionale della Bosnia ed Erzegovina, compagine di recente creazione, avendo fatto il proprio esordio ufficiale nel 1995 contro l'Albania (anche se quello ufficioso ci fu nel 1993 contro l'Iran), ed essendo iscritta dal 1996 alla FIFA e dal 1998 all'UEFA. Inserita nel Gruppo F del Mondiale, con la prima citata Argentina, l'Iran e la Nigeria, le speranze di qualificazione dei Zmajevi (Dragoni) erano fondamentalmente aggrappate ai risultati contro gli africani e gli asiatici. Tutti quelli che hanno seguito la massima competizione calcistica al mondo sanno com'è finita, con i ragazzi del tecnico Safet Susic eliminati a causa del 3° posto nel proprio raggruppamento dopo le sconfitte con Argentina e Nigeria, e l'intuile vittoria nell'ultima partita contro l'Iran. Doveva essere una favola, è finita male, ma dietro tutto ciò c'è la storia di un paese attaccato come pochi alla propria Nazionale. EuropaCalcio.it è riuscito a raccogliere considerazioni direttamente dal posto, grazie ad un 17enne studente napoletano, Luigi Giordano, che è lì da oramai 9 mesi: "Quello che più mi ha colpito del seguire il Mondiale con i bosniaci è stato che loro vivono il calcio, in questo caso il Mondiale, in maniera totalmente diversa rispetto a noi italiani. Così come loro siamo stati anche noi eliminati al girone, ma fondamentalmente il nostro dispiacere durerà poco, in quanto sappiamo che fra quattro anni ci riproveremo. Per loro invece è diverso, in quanto essendo alla prima partecipazione di sempre, ed essendo consapevoli di non avere una squadra talmente forte da essere pressoché sicuri di partecipare anche al Mondiale in Russia nel 2018, hanno mostrato un attaccamento che noi non abbiamo, assolutamente. Posso dirvi che qui sembrava di aver vinto il Mondiale, nonostante la sconfitta arrivata nella prima partita contro l'Argentina. La buona prestazione offerta faceva pensare ad un esito positivo delle restanti due partite, in quanto Iran e Nigeria non erano sicuramente avversarie imbattibili". Ma non c'è da analizzare solo l'aspetto Mondiale, perché la Bosnia ed il calcio meritano un discorso molto più ampio, fatto di divisioni territoriali e spaccature mai risanate: "La Bosnia purtroppo non è un paese unito, anzi, vi è la Republika Srpska, una delle due entità politiche e territoriali del posto, oltre proprio alla Federazione di Bosnia ed Erzegovina. Nata nel 1992 e proclamata tre anni più tardi, in questo territorio vi è un forte senso di indipendenza nei confronti della Bosnia, motivo per il quale le persone si sentono serbe, o comunque molto più vicine ai serbi. Vivo a Banja Luka, la capitale della Republika Srpska, dove la gente, nel corso del Mondiale, ha tifato a favore di tutte le avversarie della Bosnia, ma anche della Croazia, proprio in quanto si sentono del tutto staccati dalle altre nazioni qui presenti. Una cosa incredibile, se pensate che di fatto la Republika Srpska è fisicamente parte della Bosnia". Vi sono poi vicissitudini sull'inno, in quanto gli abitanti della Federazione di Bosnia ed Erzegovina sono ancora attaccati al loro vecchio inno, abolito circa 20 anni fa per far spazio a quello creato dopo le Guerre in Bosnia ed Erzegovina, il Narodna himna, che per motivi di legge non ha un testo ufficiale. Ebbene, gli abitanti bosniaci durante l'inno per le squadre in campo, cantavano quello vecchio, quello abolito: "E' vero, ed infatti musicalmente si sentiva tutt'altra cosa, una cosa stranissima e davvero incredibile". Ma, forse a causa delle tante malefatte subite, non solo in ambito calcistico, in Bosnia c'è oramai da anni una paura, un timore, quello degli arbitri. Non è una cosa comica, ecco il motivo: "Questa cosa risale dal 2010, dallo spareggio contro il Portogallo che estromise la squadra dal Mondiale sudafricano. Qui sono dell'opinione che gli arbitri vadano contro, e la cosa è stata ulteriormente alimentata proprio nei giorni scorsi, dove contro la Nigeria c'era un gol regolare annullato a Dzeko". L'avventura non è quindi finita bene per Dzeko, Pjanic co., ed infatti, ci viene raccontato di come al fischio finale della sfida contro la Nigeria, tutta la gente sia scoppiata in pianti disperati, che testimoniano come la Nazionale sia vista in maniera totalmente diversa rispetto all'Italia ed all'italiana. Per concludere, una considerazione del nostro amico Luigi: "Credo che il calcio qui abbia un'importanza fondamentale, può davvero aiutare il paese ad emergere, a scrollarsi di dosso le brutte cose dette su questo popolo, dal quale a mio avviso bisognerebbe solo imparare".
Francesco Fedele - Si ringrazia Luigi Giordano, 17enne studente napoletano
Qui presenti foto Esclusiva EuropaCalcio direttamente da Sarajevo e Banja Luka
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