Per la rubrica “Dove sono finiti?”. Parliamo di Gabriel Batistuta, grande bomber degli Anni ’90.
Batigol era un soprannome-garanzia. E per qualche portiere, anche sinonimo di notti insonni a rigirarsi tra le lenzuola. In testa la domanda: come lo fermo? Perché Batistuta, detto il Re Leone, è stato davvero uno degli attaccanti più forti della storia.
Nato ad Avellaneda il 1 febbraio 1969, Gabriel Omar Batistuta da bambino preferiva altri sport al calcio. Provò il basket, agevolato dalla sua altezza, ma la svolta fu la vittoria della Nazionale argentina ai Mondiali del 1978: le gesta dei calciatori dell’Albiceleste lo entusiasmarono e iniziò quindi a dedicarsi al calcio. Ai calci alla buona con gli amici per le strade fecero seguito un’esperienza nel piccolo club Grupo Alegria e l’ingresso nelle giovanili del Platense. Con una selezione di Reconquista vinse il campionato provinciale, battendo la squadra giovanile del Newell’s Old Boys. In questa partita attirò l’attenzione della squadra rivale, che lo ingaggiò nel 1988. Al Newell’s Batistuta incontrò il tecnico Marcelo Bielsa, che l’avrebbe allenato in Nazionale. Passò poi al River Plate, dove segnò 17 gol e, nel 1990, al Boca Juniors. Vinto il campionato, partecipò alla Copa América in Cile, al termine della quale fu acquistato dalla Fiorentina. È l’estate del 1991 e in nove anni diventò, con 152 gol, il maggior marcatore della Fiorentina in Serie A. Nel giugno 2000 si trasferì alla Roma, dove vince lo scudetto, prima di passare all’Inter per un prestito di sei mesi. Nel 2003, si trasferì a Doha in Qatar firmando con l’Al-Arabi, con cui chiuderà la carriera, vittima dei troppi infortuni alle caviglie.
Dopo l’addio al calcio, attraversò un brutto periodo a livello fisico e psicologico. Con le cartilagini delle caviglie compromesse si sottopone a un intervento chirurgico molto doloroso, in seguito al quale propose addirittura al suo medico di amputargli entrambe le gambe. Batistuta era così prostrato dalle sue condizioni da non avere la forza di alzarsi dal letto. “Non riuscivo più ad alzarmi dal letto, vidi Pistorius e pensai che quella era la soluzione, amputarmi le gambe” – racconta Batigol in un’intervista a Tyc Sports – “dopo aver smesso col calcio, nel giro di poco tempo praticamente mi sono trovato nell’incapacità di camminare. Sentivo tanto male che non riuscivo ad alzarmi dal letto. Il dolore alle caviglie era insopportabile, al punto che chiesi al mio dottore di tagliarmi le gambe. Il medico non volle, mi disse che ero pazzo, mi operò alle caviglia destra, ma la situazione non migliorò. Il mio problema è che non ho cartilagini e tendini: i miei 86 chili poggiano sulle ossa e questo mi faceva morire dal male. Poi piano piano la situazione è migliorata, dopo una serie di operazioni. Adesso sto meglio, ho ricominciato a camminare ma c’è voluto molto tempo”. E il miglioramento si evince anche dalla sport, che Batistuta ha ricominciato a praticare: “Gioco a golf, anche a calcio, ma se la palla non mi arriva sui piedi, non mi muovo molto. E scelgo sempre i compagni con cui giocare, rigorosamente over 50”. Tante, le attività in cui il campione argentino è oggi attivo: appesi al chiodo gli scarpini, ha ottenuto l’abilitazione ad allenare dopo aver frequentato l’apposito corso in Argentina, dove era tornato per seguire più da vicino i terreni di sua proprietà a Reconquista. Nel gennaio 2006 ha inaugurato la propria linea d’abbigliamento, chiamata GB, presentandola in occasione di Pitti Uomo. Nel 2009 è tornato all’attività sportiva, dedicandosi al polo ed entrando a far parte della squadra Loro Piana, debuttando a Cañuelas nel marzo 2009 segnando due reti. Nel 2010 ha seguito il Mondiale da commentatore televisivo per una emittente asiatica, per poi entrare, l’8 novembre 2010, a far parte dello staff tecnico del C.T. dell’Argentina Sergio Batista. Il 16 dicembre 2011 il presidente del Colon de Santa Fe German Lerche annuncia che Batistuta sarà il Segretario Tecnico del club a partire dal 2012, figura che è un anello di congiunzione tra la dirigenza e i giocatori, e collaborerà con l’allenatore Mario Sciacqua. Nel 2013 lascia l’incarico con il Colon. E oggi? L’obiettivo è tornare nel mondo del calcio: “Vorrei allenare. Ho già creato un nucleo tecnico, del quale fa parte anche Chamot. Il sogno è quello di allenare la nazionale argentina o il Boca, ma vedremo”. Qualche rimpianto? “Il Mondiale. Era tutto “apparecchiato” perché l’Argentina potesse vincerlo. Devo dire che da Messi, che considero il numero uno al mondo, mi aspettavo qualcosa di più. Non ha giocato male ma ci si aspetta sempre di più. È colpa sua – scherza – se io mi aspetto sempre di più da lui. È un tipo di pressione che lui si è guadagnato. Sono sicuro che lui ora non dorme bene dopo quella sconfitta in finale”. Batigol non è cambiato, per nulla. Poche parole, ma sempre chiare!