C’era una volta l’Arma Juve ora S.S. Argentina Arma. E’ una storia ma insieme il titolo dato a un corposo fascicolo che ricorda le gesta della gloriosa squadra intitolata alla Juventus poi diventata Argentina Arma. Decine le fotografie utilizzate e numerosi gli aneddoti ricordati mentre riportati ci sono anche articoli de La Stampa. L’operazione è di due ex calciatori che hanno vestito le maglie di entrambe le società (di fatto però sempre la stessa), prima bianconere e poi rossonere: «Cicin» Roberi e Roberto Santini.
I testi sono invece di Valentino Bellucci, ex giocatore di pallone elastico e oggi pittore.
«L’idea - racconta Roberi - ci è venuta mentre eravamo al bar Emilio di Taggia». «Spesso - aggiunge Santini - si parlava delle gesta di alcuni giocatori, altre volte di fatti curiosi. Così abbiamo deciso di mettere tutto su un libro».
«A coloro che abbiamo dimenticato - conclude Belucci - chiediamo scusa. Nella prossima edizione riveduta e corretta saremo più precisi».
L’opera sarà presentata giovedì sera nel corso di una cena al ristorante Roma di Arma (chi vuol partecipare può telefonare al 340617713 oppure 0184460056). Si comincia con l’Arma Juve che prende questo nome dopo aver avuto una muta di maglie alla Juventus grazie ad Ezio Sclavi, già portiere della Lazio e della Nazionale, fondatore (e primo allenatore) della società con Giovanni Pastorelli e Ghino Natta. E poi il primo campo di calcio in riva al mare con palloni che a volte finivano in acqua.
E la squadra Ragazzi che partecipò al campionato regionale con Genoa e Sampdoria avendo il privilegio di giocare a volte a Marassi prima di gare della serie A. Molti gli aneddoti. Una volta ad Altare un giocatore dell’Arma Juve commise un brutto fallo, Sclavi entro in campo, lo prese per un orecchio e a calci nel sedere lo fece uscire dal campo. La squadra giocò in dieci. Ci sono poi le trasferte, ogni volta un’avventura, i calciatori armesi finiti in squadre professionistiche fino ad arrivare all’Argentina Arma (1968) e agli anni Ottanta. I proventi dalla cessione del libro saranno devoluti in beneficenza alla Fondazione Maria Bonino, di Bella, intitolato a un pediatra deceduto in Africa.
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