Esploratore urbano di rovine. Christophe Dessaigne ha raccolto la storia in immagini delle «rovine subalpine», si legge nel catalogo della mostra che ha aperto il Festival dell’Architettura, terza edizione, da oggi si discute, si ammira, si ragione sulla nuova architettura del dopo catastrofi, del dopo crisi con l’uso delle nuove energie e il riuso degli spazi.
Le immagini di Dessaigne raccontano di spazi dimenticati e affascinanti, come la Cavallerizza Reale, gli stabilimenti Ghia-Osi, i sotterranei di san Filippo Neri, la Cartiera Sertorio di Coazze, l’ex centrale Enel di via Bologna, le carceri Nuove. Oltre alle immagini anche tre video-installazioni svolgono in mostra il tema delle rovine contemporanee.
Argentina Paese ospite
La mostra, una delle numerose di questo Festival, prodotta dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti curata da Enzo Biffi Gentili è allestita in una grande e storica «rovina» - le Ogr - diventata polo di riferimento per eventi di richiamo internazionale, ed è solo una delle grandi esposizioni ospitate in via Castelfidardo. Spazi perduti, spazi da ritrovare e da reinventare sono il tema portante della terza edizione del Festival dell’Oat, perché «la rovina è stata ed è industriale, ma anche finanziaria» scriveva Paul Auster. Nelle immagini di Dessaigne nuovi modi di rappresentazione tramite la fotografia, i video, ma anche l’incisione. E poi «Identità en la diversità - architettura argentina» perché la novità di questa terza edizione del Festival è il paese ospite, l’Argentina appunto il «paese più italiano nel mondo» ha detto Carlos Cherniak dell’ambasciata argentina in Italia. Questo allestimento è nato dal talento dell’architetto argentino Clorindo Testa e una piccola sezione è dedicata agli architetti piemontesi protagonisti in Argentina. Sempre alle Ogr «Dal futurismo al futuro sostenibile», cento anni di creatività e impresa tra Torino, Genova e Milano. Se poi da una parte si ammira il modulo abitativo post catastrofe che racconta cosa fanno gli architetti dopo terremoti e alluvioni, tra i corridoi delle Ogr compare una splendida mappa «interculturale»: è la piantina della città vista dai profughi, dove uno dei loro punti di riferimento è la libreria Luxejmburg dove hanno potuto trovare libri in lingua.
Gli appuntamenti
Cinque giorni da protagonista per l’architettura, cinque giorni con 75 iniziative tra conferenze, dibattiti, mostre laboratori, visite in collaborazione con cento istituzioni. Domani il percorso del Festival «salirà sul tetto» insieme al giardino con il tema del verde pensile che sempre di più appassiona cittadini e progettisti. Per poi passare a progetti che cambieranno la mobilità in città come «Changing the city: Variante 200 ripensa Torino Nord». Le forme non sono solo quelle dei muri e del verde, le forme - al Festival dell’Oat - sono anche la musica con «Esplorare attraverso la musica». Spazio alla green economy con «Green building: costruire e abitare la sostenibilità» giovedì, dalle 10 alle 19, un workshop su limiti e opportunità del settore. Il green ritorna per «Casa clima: risanare l’esistente per guardare al futuro». Ecco che i «ruderi» tornano come tema per la riqualificazione senza l’«abuso» del territorio. Il Festival ha anche appuntamenti «fuori porta» come «Buenos Aires @ Pulcherada», a San Mauro, anche qui ancora rovine e ricostruzioni dove si incontrano Italia e Argentina.
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