Crisi cambiaria argentina: ancora prudenza dopo il giorno X

Ancora ferme le operazioni di cambio a Buenos Aires (foto: Pangea News)

Ancora ferme le operazioni di cambio a Buenos Aires (foto: Pangea News)

Buenos Aires – Ancora banchi di cambio chiusi. Ancora bloccate le vendite di auto e case. Ancora incertezza per questa Argentina vittima di un escalation cambiaria, che giovedì scorso stava per soffocare il valore del pesos ed ha portato alle stelle euro e dollari. Nonostante il capo dei ministri, Jorge “Coqui” Capitanich, abbia chiarito prima dell’apertura delle attività finanziarie quali fossero i dettagli del provvedimento, pare che ci vorrà ancora un po’ di tempo per capire quale sarà il suo impatto sul mercato, lecito ed illecito.

Tutto infatti dipenderà dalla quantità di dollari che lo Stato permetterà di acquistare ad ogni singolo cittadino. A giudicare da quanto detto da Capitanich ieri mattina, la quantità nominale può considerarsi discreta, visto che se la dichiarazione dei redditi giustifica entrate corrispondenti, si potranno comprare fino a 2 mila dollari al mese. Il problema è che in primo luogo l’operazione sarà soggetta al giudizio dell’agenzia delle imposte Afip, il cui criterio di selezione resta oscuro. Poi, ci sono le condizioni laterali del decreto, per cui all’acquisto di un dollaro a prezzo ufficiale (al mercato nero, infatti, questo vale quasi il doppio), si dovrà pagare un 20% di tasse, che poi verranno scalate dai gravami di fine anno, ma che sul momento faranno certamente aumentare il prezzo. Per esserne esentati, bisognerà lasciare i dollari comprati in deposito su un conto corrente per almeno un anno. Sarà possibile ritirarli in qualsiasi momento, ma si dovrà poi pagare il 20% e, in ogni caso, non è possibile comprare dollari in contanti contro contanti: ogni operazione deve necessariamente passare per il sistema bancario.

Intanto, continuano a operare gli ormai famosi alberelli, cambiavalute di strada che offrono prezzi molto competitivi, senza però poter dare garanzie sui rischi connessi a uno scambio realizzato in queste condizioni. Il prezzo dell’euro si aggira, dipendendo dal luogo di acquisto o vendita tra i 13 pesos e 50 e i 15 pesos. Quanto resisterà questo valore record della valuta europea? Quanto dovranno attendere ancora gli argentini per capire quanto vale la loro moneta e quindi ricominciare a comprare e vendere beni e servizi importati o quotati in dollari? Probabilmente, si dovrà aspettare che trascorrano i primi giorni di attività, e poi si avrà una risposta. Tuttavia, al momento nessuno è ancora sicuro di nulla in proposito.

Intanto, anche il primo ministro italiano Enrico Letta ha espresso la sua preoccupazione per il caso argentino. Lo ha detto ieri al termine del vertice Italia-Spagna, ma ha anche chiarito che se il fatto fosse avvenuto un anno fa, le conseguenze per l’Europa sarebbero state maggiori, mentre ora «l’euro è più forte».

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