Chiesa, poveri e diaconia: il servizio dell’arcivescovo Jorge Mario …

Breve profilo della diaconia del cardinale Bergoglio negli anni in cui conosceva i Gruppi di Preghiera e non mancava di affidarsi alle loro intercessioni oranti.

Servo della Parola

La centralità della Parola, che va oltre a quella attestata nelle Scritture, perché è l’auto-comunicarsi di Dio stesso, come anche la prima predicazione della Chiesa (Tradizione) ne ha fatto esperienza, è presente nella vita e nel servizio pastorale del Vescovo fra le gente, di don Jorge, così come ancora lo chiamano in Argentina. Una consapevolezza che troviamo bene espressa in un’intervista nella quale affermava:

«Per me il coraggio apostolico è seminare. Seminare la Parola. Renderla a quel lui e a quella lei per i quali è data. Dare loro la bellezza del Vangelo, lo stupore dell’incontro con Gesù […] e lasciare che sia lo Spirito Santo a fare il resto. È il Signore, dice il Vangelo, che fa germogliare e fruttificare il seme».(Intervista di Stefania Falasca al Card. Bergoglio, 30 giorni, n. 11 2007).

Primato di Dio, esperienza del suo amore, che porta il discepolo a conformarsi al Cristo servo e diacono, per guardare agli altri, come ricordava già il teologo svizzero Von Balthasar, «con gli occhi di Dio», uno sguardo di misericordia e di amore. Lo stesso che il card. Bergoglio ha scelto come motto episcopale: “Misericordia atque Eligendo”,

Povero tra i poveri

Gesù ripeteva ai suoi discepoli: «I poveri li avete sempre con voi» (Mt 26,11). Dare ai poveri la parola di Dio, la sua consolazione e la speranza di riscatto e salvezza, significa intendere la Chiesa come luogo attraverso il quale continua la missione di Gesù, che inizia il suo ministero pubblico dai poveri e dagli ammalati. La Chiesa vive questo quando rinnova la sua esperienza di Dio nell’ascolto della Parola e nell’incontro eucaristico. Cos’è, infatti, l’Eucarestia se non il sacrificio e l’annientamento di Colui che ha dato se stesso per l’umanità? Chi ne fa esperienza darà anche lui se stesso per gli altri e non vorrà conservare la propria vita ma sarà pronto a perderla (Mt 16,25; Lc 9,24). Con questa chiave di lettura possiamo meglio intendere il servizio ministeriale dell’allora card. Bergoglio. Per lui «bisogna guardare la gente così com’è». Per questo povero tra i poveri, vescovo del popolo e per il popolo, che condivide l’inquietudine dei  cartoneros e il grido dei barrios delle baraccopoli di Villas Miserias, nei sobborghi di Buenos Aires. Lì sarà ospite abituale, uno normale che parla con tutti: vicino ai poveri, vicino ai suoi sacerdoti che proprio fra le baraccopoli ha voluto come avamposto della Chiesa che fra i poveri riscopre la sua identità e il livello della propria conformazione a Cristo. Lui dava l’esempio, condividendo il cibo con i poveri, facendosi carico delle loro attese e bisogni. Vivere con i poveri significa infatti farsi uno di loro, come ha fatto Gesù, povero tra i poveri, che non aveva neppure una pietra dove posare il capo (cf. Mt 8,20). E come Gesù è stato e continua ad essere anche oggi motivo di scandalo, allo stesso modo chi intende essere suo discepolo deve evangelicamente riproporre lo stesso turbamento e la stessa inquietudine in chi si ritiene nel giusto. Aspetto del quale don Jorge non è stato esentato.

Da qui anche l’idea di creare una vicaria, una comunità di sacerdoti proprio lì. Soleva ripetere: «L’opzione fondamentale è scendere per le strade e cercare la gente: questa è la nostra missione. Il rischio che corriamo oggi è quello di una Chiesa autoreferenziale». Lo ripeterà da Papa, alla Chiesa non è cioè richiesto un’opera assistenziale o uno slancio etico: «Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore».

Esperienza vissuta negli anni del servizio verso i poveri e gli ultimi, senza scendere a compromessi con i poteri forti, anzi denunciando: «Bisogna lottare contro le povertà e non contro i poveri». «Negli slum (baraccopoli) – ripeteva ancora – la Chiesa mostra il suo volto di prossimità e misericordia». Una diaconia del concreto che non può quindi limitarsi all’opera di consolazione e all’annuncio di speranza, ma deve denunciare anche ciò che non va, senza scendere a compromessi, pena l’estinguersi della profezia cristiana. «Dobbiamo indignarci per le ingiustizie che impediscono a pane e lavoro di arrivare a tutti», perché ha aggiunto in altre occasioni, nel confronto con il radicalismo delle istituzioni politiche e governative, «la corruzione e il malcostume politico rappresentano uno schiaffo contro la povera gente».

I Gruppi e il cardinale Bergoglio, l’incontro del 2002

Padre Marciano Morra, segretario emerito dei Gruppi di Preghiera, presente nel 1999 e nel 2002 nel corso delle due visite pastorali in Argentina ci racconta il successo di quelle giornate: La nostra presenza suscitò tra i devoti di Padre Pio un grande entusiasmo». In entrambe le occasioni nella Cattedrale di Buenos Aires a presiedere la Santa Messa per tutti i Gruppi di Preghiera dell’Argentina c’era il Card. Jorge Mario Bergoglio. L’allora Arcivescovo di Buenos Aires vedeva con simpatia la presenza dei Gruppi di Preghiera e fin dall’inizio del suo episcopato volle informarsi sul loro carisma e sull’illustre fondatore, inviando un suo fidato collaboratore Emilio Noseda nella cittadina garganica. Anche a Padre Marciano volle chiedere approfondimenti circa la natura e missione dei Gruppi: «Mi chiese se i Gruppi fossero una realtà contemplativa o se il loro servizio fosse più propenso all’impegno concreto e fattivo in società. Risposi che il loro motto si può sintetizzare in tre parole chiave: preghiera, famiglia e società. Il Cardinale ne fu molto contento. Si informò quindi sulla spiritualità sociale di Padre Pio. Parlammo delle sue Opera, dell’Ospedale. Il Cardinale chiedeva se fosse un ospedale come gli altri e quale fosse la sua peculiarità. Rispondemmo che qui è al centro la persona e nell’ammalato Padre Pio aveva insegnato a servire il Cristo». Per quanto riguarda invece la realtà  dei Gruppi di Preghiera dell’Argentina, rivela ancora padre Marciano: «Il card. Bergoglio era molto contento dell’impegno sociale dei Gruppi, della loro vicinanza ai poveri». Diverse testimonianze ci rivelano che egli non mancava di chiedere preghiere per la sua persona e il suo ministero in un certo modo riconoscendo l’efficacia di tale apporto nella lotta contro il maligno.

Un incontro speciale

“Il cardinale Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires e Marcela Teresa Gonzalez lo incontra in sacrestia il 25 Maggio 2011 per portargli una reliquia di Padre Pio, un guanto, che padre Carlo Maria Laborde, allora Guardiano del Convento di San Giovanni Rotondo, aveva fatto giungere in Argentina. Alla vista della reliquia il Cardinale si commuove e chiede alla donna di attenderlo un attimo per ritirarsi qualche minuto in preghiera prima della Santa Messa.
Segno di un’attenzione per Padre Pio e la sua opera che il Cardinale desiderava che anche in diocesi avesse una concreta attuazione. In quegli anni avrebbe infatti confidato che era suo desiderio che sorgesse un Santuario dedicato a Padre Pio. Lui stesso si è impegnato per la formazione di un Gruppo di Preghiera nella Cattedrale di Buenos Aires. Il guanto rimane in custodia presso la Cattedrale di Buenos Aires ed è esposto alla venerazione due volte all’anno.

I Gruppi in Argentina

È una presenza significativa quella dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio a Buenos Aires e in tutta l’Argentina. Non solo sul piano numerico, 39 gruppi si registrano nella sola sede metropolitana della capitale mentre il numero sale a 102, fra quelli attualmente censiti, se consideriamo l’intera nazione, ma anche per quanto riguarda la loro struttura e organizzazione, il legame con la diocesi locale e il servizio verso chi soffre. Saldo anche il legame con il Centro Internazionale di San Giovanni Rotondo. La delegazione del Centro Internazionale dei Gruppi di Preghiera, due volte in visita, nel 1999 e nel 2002 con Mons. Ruotolo e padre Marciano Morra e adesso negli ultimi anni due visite di fra Carlo Maria Laborde, il 5 e 6 ottobre del 2013 e dal 27 febbraio al 18 marzo, passando anche per il Paraguay.

Una visita che ha raggiunto i confini solcati da Magellano, fino dunque “alla fine del mondo”, nella  Terra del Fuoco, ad Ushuaia, città più a sud del mondo. Una permanenza più prolungata che ci ha consentito di conoscere meglio come va incarnandosi il carisma di Padre Pio in Argentina ma anche di aggiornare i dati e stendere un primo bilancio sulla tendenza ivi presente.

Ad una prima analisi i primi Gruppi in Argentina dovettero sorgere intorno agli anni ’80 del secolo scorso. Abbiamo notizie ufficiali dei gruppi costituiti a partire dal 1996, ma l’inizio della loro attività si può far risalire a un decennio prima. Notizie certe e precise invece per il gruppo più recente: 19 marzo del 2015. Il Gruppo nasce a Conception – Tucuman, l’Assistente  Spirituale è don Arturo Costas, Animatore: padre Roberto Carrazana Josè

Il gruppo più numeroso è quello di Corrientes della Parroquia Nuestra Senora del Rosario de Pompeya”. Assistente Spirituale: padre Pedro Bernardo Temperan OFM CAP; Animatore: Sra Doralicia Garcia de Galvez  Doralicia. Gruppo molto impegnato nel servizio verso i poveri e gli ultimi. Si occupa infatti di una Sala di prima accoglienza per la gente di strada, in particolar modo le persone con problemi di alcolismo e gli anziani. Una volta alla settimana si la distribuzione di viveri e vestiario per le strade. Il Gruppo segnala che nella zona in cui operano stanno riscontrando una crescente devozione e attenzione verso Padre Pio.

 

A cura di Giovanni Chifari e di don Salvatore Lazzara

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