BORJA-GONZALO, IL "GIOCO DELLE COPPIE"

Gonzalo Rodriguez sta a Borja Valero come Batistuta stava a Diego La Torre. Come Massaro stava a Monelli. E ancora come Bosco stava a Rebonato.. Insomma una sorta di due al prezzo di uno, con il "secondo" di contorno, quasi un conguaglio imposto dalla società d'appartenenza. Con un'unica, ma sostanziale differenza: che Borja e Gonzalo, contrariamente ai loro predecessori, stanno entrambi facendo benissimo alla Fiorentina. "Vuoi Borja Valero? - dice la società del sottomarino - Bene, però ti prendi anche Gonzalo Rodriguez. Chi è Gonzalo Rodriguez? E' un argentino, un buon difensore. Ma ora che siamo in "segunda division" il ragazzo mi cresce, sopratutto come stipendio. Te lo metto a poco, diciamo 1,5 milioni di euro, che con i 7 di Borja fanno 8,5. Stai tranquillo, non te ne pentirai". Questa (più o meno) la trattativa tra Fernando Roig, presidente del Villareal, e Daniele Pradè, il tutto sotto la supervisione di Eduardo Macià. E' stato lui, infatti, esperto di calcio spagnolo (e non solo) ad avere l'intuizione vincente: attingere dalla squadra "valenciana" appena retrocessa, e strappare a prezzo di favore uno dei migliori centrocampisti della Liga. Se poi, con Borja Valero, dobbiamo prendere anche Gonzalo (avrà pensato)... tanto meglio. Il buon Eduardo, infatti, sapeva bene che l'argentino non era affatto un "contorno", un "di più" come qualcuno voleva farlo passare. Neppure lui, però, si sarebbe aspettato una simile "escalation" del centrale di Buenos Aires. Da gregario a capitano della Fiorentina in così poco tempo. No, neppure Macià ci poteva credere. Ancora meno che Gonzalo, dopo 11 giornate, avrebbe già realizzato due gol, una rarità per i difensori viola delle ultime stagioni.

NON E' LA PRIMA VOLTA - Del resto il calcio è pieno di storie simili. Giocatori arrivati come accompagnatori, seconde scelte acclarate solo per far numero, rivelatesi poi dei veri e propri valori aggiunti. Addirittura superiori al compagno più celebrato. E' il caso di Paolo Monelli e Daniele Massaro. "Paolone" arriva a Firenze nel 1981 come l'attaccante del futuro. Insieme a lui il Monza impone l'acquisto di Daniele Massaro, giovane di buone prospettive ma infinitamente meno quotato. Il resto è storia: Monelli si infortuna in ritiro, Massaro ha l'occasione della vita e la sfrutta appieno. Al termine di un campionato strepitoso, Daniele conquista la nazionale e partecipa alla spedizione di Spagna '82. E Monelli? "Paolone" giocherà solo 13 partite (molti spezzoni) ed a fine stagione verrà ceduto in prestito all'Ascoli in serie B.

Ancor più incredibile la vicenda di Diego La Torre e Gabriel Batistuta. Anno 1991, La Torre è un giovane trequartista argentino, considerato l'erede di Maradona. La Fiorentina di Nardino Previdi lo preleva dal Boca Juniors insieme ad un altra giovane promessa: Gabriel Batistuta. Diego La Torre è la stella, Bati la seconda scelta. Il disegno era chiaro: la Fiorentina aveva già due stranieri in squadra (Dunga e Mazinho, al tempo se ne poteva schierare al massimo tre) quindi Gabriel sarebbe rimasto ancora per un anno in Argentina. Il caso volle che Vittorio Cecchi Gori, guardando una partita della coppa America, si innamorò di Batistuta (che comunque giocava già in nazionale), e ordinò di invertire i fattori: "portatemi subito Batistuta, e lasciate La Torre in Argentina", tuonò Vittorio. Detto, fatto! Inutile dire, poi, com'è andata a finire: Batistuta è diventato il più grande attaccante della storia viola, La Torre arrivò alla Fiorentina l'anno dopo, disputò a mala pena due partite e la Fiorentina retrocesse in serie B.

Il caso di Bosco e Rebonato è un pò diverso perchè (a differenza dei casi precedenti) entrambi fallirono con la Fiorentina. Acquistati in serie B dal Pescara, Rebonato era la punta di diamante e Bosco il gregario accompagnatore. Addirittura "Rebo-gol" arrivò da capocannoniere (21 reti nella serie cadetta, senza rigori) tra fanfare e squilli di tromba. Se ne andò dopo un anno, con sole due reti all'attivo (una però alla Juventus...) Due stagioni, invece, per Roberto Bosco...trascorse nell'indifferenza generale.

LA DIFFERENZA C'E', E SI VEDE - Borja Valero e Gonzalo Rodriguez fanno storia a se. Lo abbiamo detto, entrambi stanno sbalordendo in maglia viola. Borja Valero, scuola Real Madrid, per la completezza del suo gioco, per la capacità di unire quantità e qualità, di abbinare regia e copertura. Noi lo abbiamo definito un "todocampista", e non crediamo di sbagliare. Gonzalo è il regista della difesa, quasi un libero vecchio stampo: stupisce per posizione, mestiere, preciso nell'anticipo, deciso in marcatura. Magari non un fulmine di guerra, ma dotato di una gran lancio, vedi il coast-to-coast vincente per Pasqual in quel di Genova. Adesso anche capitano: Montella lo ha promosso dopo lo stesso Pasqual e Jovetic, e contro il Cagliari ha messo per la prima volta la fascia al braccio. Segno di personalità, carisma, stima che i compagni nutrono in lui. E tutto questo dopo sole 11 partite. Gonzalo? E' un primo piatto, e di quelli prelibati. Altro che "contorno"...

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