Quando i conquistatori Spagnoli sbarcarono in Sud America il loro primo problema fu trovare dei luoghi adatti a coltivare la vite per soddisfare la loro sete. Li trovarono da prima in Cile, era l’anno 1548 e dopo tre anni, nel 1551, in Argentina.
Gli storici, gli studiosi ci ricordano che il primo vitigno piantato in Cile e da cui i conquistatores fecero vino, fu il Pais chiamato e conosciuto in Argentina come Criolla.
Non solo i Conquistadores intesi come militari, furono gli artefici dello sviluppo vitivinicolo da quelle parti. Un contributo importante lo ebbero i Padri Gesuiti nella seconda metà del ‘500 soprattutto in Argentina nell’attuale Distretto di Mendoza. Cile ed Argentina avranno in seguito destini viticoli diversi: i primi più legati agli spagnoli ed ai francesi mentre i secondi all’ondata di immigrazione dall’Europa ed in particolare dall’Italia iniziata sin dai primi anni del 1800. In Argentina gli Italiani avviarono Haciende e Bodegas nei Distretti di Salta, nel nord del Paese, di La Rioja, nel San Juan, nel Mendoza, nel Neuquén ed infine in quello più a sud del Rio Negro che si spinge fin sulla costa atlantica nei pressi della conosciutissima Peninsula Valdés.
Gli ultimi due, ovvero il Distretto di Neuquén e Rio Negro, formano il Grande Distretto della Patagonia Argentina, quella terra immensa dai terreni calcarei molto diversa dai più caldi nordici.
Vale la pena ricordare che ci troviamo nell’emisfero meridionale, a stagioni invertite, dove le vendemmie iniziano dal mese di Febbraio a seconda delle latitudini. La presenza delle Ande, in particolare per il Distretto vinicolo più a Nord, il Salta, dà origine a microclimi estremamente diversi creando di fatto eccezioni a quelle che sono le verità del mondo del vino. Basti pensare che esiste un Hacienda, Bodega Colomé, che ha vigneti a partire da 2200 mt fino a 3150 mt s.l.m.
Così come nelle fredde terre della Patagonia, alla fine del Mondo, nei Distretti di Neuquén e Rio Negro, troviamo vigneti all’incirca intorno al 39° parallelo sud.
A San Patricio del Chañar, Neuquén, un luogo dominato dal deserto aspro della Patagonia, oggi grazie alla presente tenacia dell’uomo, esiste un’oasi di vita incredibile con vigneti che offrono uve di grande qualità: Bodega del Fin del Mundo.
Ne ho parlato con il responsabile alle vendite Sergio Reggiani a Giugno durante il Vinexpo di Bordeaux. “La nostra Azienda produce i suoi vini utilizzando oggi la più alta tecnologia. Ciò consente il miglioramento delle tecniche di vinificazione e aumenta la qualità, sottolinea la personalità dei vino e lo stile, mantenendo la consistenza dei prodotti e definendo la tracciabilità dal vigneto alla bottiglia, curando ogni passo.”
Ho capito da subito che mi trovavo di fronte ad una realtà che nulla ha da invidiare alle nostre più blasonate. Ho continuato ad ascoltare le risposte alle mie domande annotandole fedelmente nel moleskine.
“Ci troviamo a circa 55 Km dalla città di Neuquén, la più popolosa della Patagonia (oltre 200.000 abitanti). I vigneti della Bodega si estendono per quasi 900 ettari dove coltiviamo i vitigni a bacca nera Cabernet Sauvignon, Malbec, Merlot, Pinot Nero (aggiungo particolarmente adatto a queste latitudini), Tannat, Cabernet Franc e Syrah e a bacca bianca Sauvignon Blanc, Chardonnay, Semillon e Viognier. Le vendemmie iniziano dalla metà di Febbraio e durano fino ad Aprile a seconda della qualità delle uve”
Sergio Reggiani è stato un fiume in piena soffermandosi principalmente sulla natura dei territori, l’utilizzo delle acque del fiume Neuquén alimentato dallo scioglimento del ghiaccio dalla Cordigliera delle Ande.
Ma sono stati gli assaggi della gamma dei vini presentati al Vinexpo a convincermi dell’eccellente qualità. Ne riporto due in particolare meritevoli del voto massimo: 5
FIN: Malbec, Cabernet Sauvignon, Pinot Noir, Cabernet Franc, Merlot, Tannat. 6 vitigni per un blend dalla complessità incredibile. Ha ruotato nel calice con una consistenza da gran vino di corpo. Naso con una progressione dal floreale allo speziato straordinaria. Il palato complesso, ampio con evidenti ritorni olfattivi. Lunga persistenza. 18 mesi di affinamento in barriques francesi ed americane. Voto
Special Blend: Cabernet Sauvignon, Malbec, Merlot. Uve da singole parcelle selezionate. Raffinata veste rubino intenso, ha lasciato sulle pareti del calice tracce consistenti delle sue morbidezze. Naso che mi ha emozionato per la sua complessità. Nitide le nuances di frutta rossa e gli efflussi speziati ad avvolgere l’olfatto. Palato importante da gran vino, appagante. Elegante tessitura gustativa. Sorso dopo sorso si rivela entusiasmante. 15 mesi in barriques. Voto e chapeau!
I vini dalla Fine del Mondo o dall’Inizio del Mondo!
Urano Cupisti