Con la doppietta rifilata al Levante, Lionel Messi ha raggiunto l'astronomica cifra di 82 gol nell'anno solare 2012. Ha già superato Pelè, gli rimane solo un ultimo giocatore davanti: Gerd Muller, titolare del primato di bomber dell'anno con 85 reti. Per l'argentino sarà una barzelletta firmare un nuovo primato, e magari incassare anche l'ennesimo Pallone d'Oro, che sarebbe il quarto consecutivo, altro record. Cosa gli manca a Lionel? Un Mondiale con l'Argentina, ecco, tanto per pareggiare i conti con Maradona.
Intanto il suo Barça fila che è una bellezza. Primo a 37 punti in classifica (su 39 disponibili), la squadra azulgrana è passata con estrema disinvoltura dalla gestione Guardiola a quella Vilanova. Mentre l'odiato Real Madrid piange miseria e trasuda polemica, a 11 punti di ritardo da Messi e compagnia. Altra nota di costume: con il Levante il Barcellona ha schierato dal 14' del primo tempo (fuori Alves, dentro Montoya) una squadra interamente proveniente dal vivaio, la celebre e celebrata Masia.
C'erano Piqué e Puyol, Xavi e Iniesta, Messi e Pedro, Busquets e Fabregas, pure frettolosamente ceduto da giovanissimo all'Arsenal e poi riacquistato a peso d'oro, o quasi. In tempi di crisi economica, il Barça è il sogno di qualsiasi dirigenza: costruire la squadra più forte del mondo partendo per intero dal settore giovanile. Un fiorir di plusvalenze: basti pensare in termini di bilancio cosa significherebbe cedere Iniesta o Xavi (per tacere di Messi...).
Intanto l'argentino è allegramente proiettato verso la fama di giocatore più forte della storia. Lo dicono i numeri, le prodezze in campo, le magie che regala. E la modestia di cui si ammanta. Sul Pallone d'Oro ha sempre nicchiato. Prima ha proposto di premiare in blocco il Barcellona, poi ha fatto gli auguri e dato i suoi voti a Xavi, Iniesta e Aguero (può votare in quanto capitano dell'Argentina). Ma tanto, probabilmente, vincerà ancora lui.
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