Argentina: nella disputa sul debito si inserisce George Soros

C'è un nuovo protagonista nella crisi del debito argentino. Se Buenos Aires continua la sua disputa con un gruppo di hedge fund americani, a schierarsi in un certo senso contro questi ultimi è un altro hedge fund manager: George Soros, il ventitreesimo uomo più ricco al mondo.

Quantum Partners, un fondo gestito da Soros, si è unito a un gruppo di investitori che la settimana scorsa a Londra ha denunciato Bank of New York Mellon per non avere distribuito il pagamento degli interessi su tango bond per 226 milioni di euro. Questo gruppo, che comprende anche Hayman Capital Management, possiede tango bond denominati in euro per oltre 1,3 miliardi di euro.

Al centro della disputa c'è la decisione di un giudice americano, Thomas Griesa, che ha dato ragione a Paul Singer di Elliott Management. Insieme ad Aurelius Capital Management, ha impedito all'Argentina di onorare i propri impegni con i creditori che hanno accettato le ristrutturazioni del debito successive al default del 2001 se prima la nazione non rimborsa proprio Elliott e Aurelius, che invece non accettarono il concambio. La tesi di Soros è la seguente: sebbene Griesa abbia stabilito che BNY Mellon non può trasferire agli obbligazionisti il denaro depositato dall'Argentina fino a quando Singerco saranno pagati, quanto deciso dal giudice non dovrebbe applicarsi a bond argentini governati da giurisdizioni al di fuori degli Stati Uniti.

BNY Mellon si trova dunque con le mani legate. Doppiamente. Non solo è stata denunciata dal gruppo capitanato da Soros. La banca si è vista revocare il permesso di operare nel Paese sudamericano attraverso un ufficio di rappresentanza. La decisione, annunciata dal capo di gabinetto argentino Jorge Capitanich, avviene proprio alla luce del fatto che la banca americana non ha effettuato il trasferimento dei pagamenti sugli interessi di bond dovuti ai creditori entro lo scorso 30 luglio, la data in cui è finito il periodo di grazia di un mese entro cui Buenos Aires e un gruppo di hedge fund avrebbero dovuto trovare un accordo sul debito. Il fallimento delle trattative ha provocato la caduta della nazione sudamericana nel suo secondo default in 13 anni, anche se questa volta è "selettivo". Si tratta di una sorta di ritorsione dal momento che il giudice americano che gestisce la disputa aveva vietato a Bank of New York Mellon di effettuare il trasferimento dei 539 milioni di dollari depositati proprio dall'Argentina.

Stando a quanto spiegato dalla banca centrale argentina, la revoca avviene alla luce del fatto che la banca non ha fornito credito o servizi finanziari ai cittadini argentini dalla fine del 2012. Il governo di Cristina Fernandez per altro sta cercando di togliere a Bank of New York Mellon anche il ruolo per il pagamento dei detentori di bond che ricadono nella giurisdizione Usa e britannica e che sono in mano a coloro che hanno sottoscritto le ristrutturazioni del debito successive al default del 2001. La mossa rientra in un piano escogitato dall'amministrazione Fernandez per circumnavigare le decisioni del giudice americano Thomas Griesa e che prevede lo swap di tango bond. In pratica, su base volontaria i creditori possono scegliere di essere pagati a Buenos Aires per bond governati da leggi stranieri. Peccato che quel piano sia stato definito "illegale" dallo stesso giudice.

La sfida tra Soros e Singer riflette il differente approccio dei due investitori. Il primo investe da decenni nel Sudamerica. Il secondo invece a rastrellato tango bond proprio prima del default da 95 miliardi di dollari nel 2001. E il sospetto è che lo abbia fatto proprio per andare dritto in tribunale. Non a caso l'Argentina definisce lui e gli altri i fondi "avvoltoii".

Soros si è unito a una cordata che ha comprato la società immobiliare argentina IRSA Inversiones y Representaciones nei primi Anni '90. Soros Fund Management ha recentemente più che raddoppiato la sua quota in YPF, società petrolifera controllata dallo Stato, al 3,5% rendendolo il quarto principale azionista. Soros inoltre possiede il 21% nel gruppo agricolo sudamericano Adecoagro, di cui è il primo azionista.

Facendo causa a BNY Mellon, Soros in un certo senso segue le indicazioni del ministro dell'Economia argentino, Axel Kicillof, che ha invitato gli obbligazionisti a chiedere il dovuto denaro alla banca sostenendo che Buenos Aires ha rispettato i propri obblighi e che dunque non dovrebbe essere considerato in default.

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