Mai come in questi giorni, il calcio giocato, in Argentina, passa necessariamente in secondo piano. Al centro dell’attenzione non può che esserci lo scandalo avvenuto nelle elezioni per il nuovo presidente dell’AFA, le prime dopo la morte di Julio Grondona. La sfida tra Luis Segura, ex presidente dell’Argentinos Juniors, e Marcelo Tinelli, conduttore televisivo e vice-presidente del San Lorenzo, si è conclusa in parità, con 38 voti a testa. Totale: 76, ovvero uno in più dei membri dell’Assemblea, 75. Incredibile ma vero: ci sono stati più voti che votanti. Un giallo dovuto a schede con più voti, errori nel conteggio, scrutatori che non si sono accorti di nulla o che non se ne sono voluti accorgere. Dei due candidati, è Segura, grondoniano doc e già altre volte coinvolto in scandali di questo tipo, la figura che lascia più perplessità, se non altro perché il pareggio lo mantiene presidente ad interim fino a nuove elezioni e dà più speranze al suo sogno di creare una lista unica. Anche perché le elezioni di venerdì hanno visto l’inaspettata assenza di due membri dell’Assemblea che non avevano fatto segreto della loro preferenza per Tinelli: Julio Koropeski, costretto a lasciare la sede delle elezioni per non perdere il suo volo per Posadas, e Angel Lozano, presidente dell’Excursionistas, la cui abitazione è stata imbrattata dalla scritta “Angel traidor ladròn”.
Festeggia il Racing: è in Libertadores (Foto: Tyc Sports)
Mentre un nuovo scandalo colpisce il calcio argentino, ad Avellaneda si gioca gara -2 del clàsico. Alla fine festeggia il Racing, che si qualifica ai preliminari della prossima Copa Libertadores. Ma che fatica, e che cuore l’Independiente. Dopo lo 0-2 dell’andata, tutto sembrava chiuso, a maggior ragione dopo il forfait dell’ultimo minuto di Diego Vera. E invece è proprio il suo sostituto, Martin Lucero, a far tremare più volte il Cilindro, chiamando due volte agli straordinari Saja e colpendo anche un palo. Il gol che riapre i giochi arriva al 20′ della ripresa con una punizione di Cebolla Rodríguez: Independiente in vantaggio e finale riaperta. Ma la speranza del Rojo sembra durare solo sei minuti: Lollo fa 1-1 con un gran colpo di testa, e prima Mendez poi Ortiz si fanno buttare fuori, lasciando l’Independiente in nove uomini. Sembra finita, ma non lo è. Allo scoccare del novantesimo, Lucero trova il gol del 2-1 e, tre minuti più tardi, sull’ultimo pallone della partita, Cuesta ha la chance per andare ai rigori, ma calcia fuori di un nulla. Finisce così, con un Cilindro che esplode di gioia dopo aver visto l’inferno, e che saluta Cocca, all’ultima sulla panchina dell’Academia. Per l’Independiente, anche il prossimo anno, ci sarà la Copa Sudamericana: ma sono i ragazzi di Pellegrino che devono uscire a testa alta dal Cilindro.
Proprio nel giorno della miglior partita della sua gestione, Gabi Milito saluta tutti e va via. Il suo Estudiantes batte 4-0 l’Olimpo, ma lui aveva già deciso tutto prima del match. Si dimette (pare) per le costanti critiche dei tifosi, che ne contestavano il gioco offensivo e spavaldo, troppo diverso dal Pincha operaio e vincente dei Bilardo e dei Sabella. L’obiettivo minimo, comunque, l’ha portato a casa sabato, con una prestazione super che ha schiantato l’Olimpo. Dopo lo 0-1 dell’andata, l’Estudiantes domina trascinato dalla Gata Fernandez, che apre le marcature in chiusura di primo tempo e partecipa anche ai gol degli ex “italiani” Sanchez Mino e Pereira e al 4-0 finale di Cerutti. Faticano molto più del previsto Banfield e Belgrano, entrambi vittoriosi all’andata ma capaci di trovare il gol qualificazione solo nel finale del match di ritorno. Al Florencio Sola è l’Aldosivi (sconfitto 2-3 sette giorni fa) a passare in vantaggio con un colpo di testa di Luguercio. Ma all’88’, il Banfield pareggia con un altro colpo di testa, quello di Lucas Viatri, che scaccia via i fantasmi e regala al Taladro un posto nella prossima Copa Sudamericana. Soffre ma passa il turno anche il Belgrano. Il Colon va avanti subito grazie all’ex Catania Pablo Ledesma, ma si fa raggiungere a 8′ dal termine dal colpo di testa di Mauro Obolo.