di Lara B. Vargas. Scritto il 26 maggio 2015 alle 6:00.
Più di Londra, Parigi, Madrid, Mosca o New York: Buenos Aires è la città con più librerie al mondo in relazione al numero di abitanti, secondo uno studio del Forum mondiale delle città culturali, una rete che unisce grandi agglomerati urbani che condividono l’importanza di promuovere la cultura per garantire lo sviluppo e il benessere sociale. Nonostante la crisi economica e l’inesorabile avanzare delle nuove tecnologie, i librai porteñi resistono: sono almeno 25 le librerie ogni 100.000 abitanti, dei circa tre milioni che conta la capitale argentina.
“Il libro ci rappresenta, come il tango. La nostra cultura è strettamente legata alla carta” osserva Juan Pablo Marciani, gestore di El Ateneo Gran Splendid, considerata la libreria simbolo di Buenos Aires, nata dal riadattamento di un antico teatro, poi cinema, dei primi del 1900.
La mappa letteraria della città si compone in totale di 734 librerie: fra queste spiccano quelle portate avanti da generazioni di librai che competono con i grandi negozi, proprietà delle stesse case editoriali. Ma le più ricercate sono quella manciata di decine di librerie di testi di seconda mano e antichi, uniche in tutta l’America Latina.
“Dal XIX secolo Buenos Aires è stata sempre una città con moltissimi libri in circolazione, anche se la stampa è arrivata più tardi rispetto ad altri paesi latini. In effetti, eravamo in enorme ritardo” sostiene Alberto Casares, proprietario di una libreria de centro, in attività da 40 anni. La tendenza ha cominciato a invertirsi con la prima ondata migratoria proveniente dall’Europa alla fine del XIX secolo.
Anche l’elite porteña della ‘belle epoque’ intraprese un incessante interscambio di testi in occasione dei suoi viaggi di piacere nel Vecchio continente. Al resto hanno contribuito anche scrittori ed editori spagnoli rifugiatisi in Argentina durante la Guerra Civil, ma molto ha fatto la politica di promozione dell’industria editoriale, sostenuta dagli sgravi fiscali; qui i libri non sono gravati dall’Iva.
Anche l’ultimo decennio ha visto una produzione sostenuta di libri editi in Argentina: nel 2014 è stata raggiunta la cifra record di 28.010 titoli registrati e circa 129 milioni di testi editi, secondo i numeri della Cámara Argentina del Libro. Le librerie hanno resistito al default del 2001 e, più di recente, alle restrizioni alle importazioni decise dalla penuria di valuta forte (che regola il commercio estero), sebbene siano sempre più incombenti i nuovi concorrenti, gli e-book. Ma per il momento, la lettura digitale non prende piede in Argentina: meno del 10% dei visitatori alla Feria del Libro di Buenos Aires nel 2014 hanno dichiarato di utilizzare il formato di lettura elettronico; per di più gli argentini sono costretti a pagare una tassa del 35% per acquisti all’estero attraverso piattaforme come Amazon, quanto basta per scoraggiare questa pratica. “I libri comprati in Internet non hanno fascino…e ci sarà sempre gente con una sensibilità per il profumo della carta, l’odore delle pagine che si sfogliano” sostiene convinto Lucio Aquilanti, proprietario della libreria Fernández Blanco, aperta nel 1939 e ancora pronta ad accogliere i visitatori offrendo testi unici sulla storia argentina e latinoamericana.