di Luca Pistone. Scritto il 1 marzo 2013 alle 7:00.
I deputati argentini hanno convertito in legge un accordo con l’Iran proposto dal governo per interrogare i dirigenti iraniani accusati dell’attentato contro il centro ebraico Amia a Buenos Aires, che nel 1994 causò la morte di 85 persone e il ferimento di altre 300.
Il blocco che risponde alla presidente Cristina Fernández si è imposto con 132 voti, mentre l’opposizione, sostenuta dalla comunità ebraica argentina che respinge l’accordo, ha raggiunto 113 voti.
Buenos Aires e Teheran hanno firmato lo scorso 27 gennaio un memorandum per la creazione di un Commissione per la Verità, composta da cinque membri né argentini né iraniani, per indagare sull’attentato e raccogliere le dichiarazioni di otto imputati, tra questi l’attuale ministro della Difesa, Ahmad Vahidi , e l’ex presidente Ali Rafsanjani (1989-1997).
Centinaia di membri della comunità ebraica in Argentina – sono circa 300.000 nel paese, la più grande comunità dell’America Latina – si sono raccolti davanti al congresso con cartelli e striscioni con la scritta “No”.
A riguardo, Washington si è detta “scettica” sul raggiungimento di una soluzione “giusta” per Israele, che ha subito respinto il provvedimento, considerandolo un “affronto”.
Affinché la commissione prenda vita, manca ora l’approvazione del senato argentino e del parlamento iraniano.
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