08/02/2013, 17:40
BUENOS AIRES (ARGENTINA) - Il governo di Cristina Fernando de Kirchner ha stipulato un accordo con le principali catene di supermercati per bloccare i prezzi dei prodotti di prima necessità fino al primo aprile. L'accordo è stata una necessità per tentare di fermare l'inflazione, che corre a passi da gigante. Infatti anche se i dati ufficiali parlando di una inflazione intorno al 10%, i dati reali suggeriscono un valore intorno al 25%, se non superiore. Tanto che la presidente del Fondo Monetario Internazionale Cristine Lagarde, ha minacciato sanzioni, se non verranno resi noti dati veri.
Il problema è che l'Argentina è ancora in via di assestamento, dopo il default degli anni '90. Le misure prese hanno migliorato la vita media della popolazione, ma al costo di una notevole emissione di banconote, che hanno creato una inflazione galoppante. Anche perchè le misure prese sono il contrario di quanto preteso dall'FMI, che invece vuole lcienziamenti di massa, tagli alla spesa pubblica e le stesse misure che già hanno portato al default il Paese. E questo ha scatenato molte pressioni, come dimostra l'articolo dell'Economist, intitolato provocatoriamente "Non mentirmi, Argentina". D'altronde, il presidente argentino ha poca scelta: se vuole continuare ad esare il denaro pubblico per mantenere l'economia nazionale in crescita, deve aumentare la stampa di denaro e quindi l'inflazione.
E lo sanno i sindacati, che temono che questo accordo sia solo una foglia di fico per ottenere un aumento inferiore all'inflazione. Infatti il governo è pronto ad offrire un aumento dei salari intorno al 20%, mentre i sindacati vogliono un aumento tra il 25 e il 30%. Il rischio oggettivo è che, passati questi quaranta giorni di prezzi calmierati, poi ci sia un aumento improvviso che copra il periodo di prezzi fermi.
di Antonio Rispoli
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