L’Argentina è di nuovo sull’orlo di un default, dopo che il tribunale di New York ha stabilito che dovrà pagare anche i possessori di titoli di stato che non accettarono le condizioni di rimborso dopo il crollo sovrano del 2001. Lo hanno scritto giornali e blog in questi giorni.
Ma alla fine a stabilire ufficialmente che un paese è in default, facendo scattare quelle “protezioni assicurative” sui titoli chiamate CDS (Credit Default Swaps) –
ricorda un post di Business Insider - è il Credit Derivatives Determination Committee, comitato creato nell’aprile 2009 nell’ambito dell’ISDA ( International Swaps and Derivatives Association), ovvero l’associazione che unisce i partecipanti al mercato dei Derivati OTC, cioè quei prodotti finanziari opachi scambiati fuori dalle Borse e senza controlli da una manciata di Megabanche, che dovrebbero assicurare contro rischi connessi alle variazioni dei tassi di interesse, fino ai rischi di default sovrani, appunto.
Una lobby potentissima, l’ISDA, come si è visto anche durante le estenuanti trattative sulla Grecia.
Incidentalmente, scrive Business Insider, uno dei principali attori nella causa legale contro l’Argentina, è
l’hedge fund americano NML Capital della Elliot Management Corporation del miliardario statunitense Paul Singer. Il quale è anche uno dei votanti nel Comitato di cui sopra, che decide i default sovrani.
Membri di tale Comitato sono essenzialmente le Megabanche che emettono i Derivati ( la solita decina di grandi banche globali che si oppongono a qualsiasi regolamentazione e oggi perfino ai nuovi livelli di capitale imposti da BasileaIII) .
Accanto alle banche figurano alcuni grandi investitori da loro scelti (
qui l’elenco nei 4 comitati, uno per ogni area del globo, ma quasi identici). In caso di default, l’interesse di chi ha venduto le “polizze” e deve rimborsarle è di solito opposto a quello di chi le ha comprate per proteggersi dal rischio, e bisogna pur tenerne conto per accordarsi.
Investitori come il fondo speculativo di Paul Singer appunto, specializzato nel comprare a prezzi stracciati debito a rischio, per poi rivenderlo guadagnandoci sopra oppure intentare cause legali per ottenere il pagamento integrale (
Wikipedia, che cita il Guardian) . Come ha fatto con l’Argentina, comprando $600 milioni di titoli di Stato a 15 cents, ma da allora vedendoseli rivalutati in vari giudizi fino a $1,3 miliardi, compresi gli interessi.
Quando a fine 2001 venne dichiarato un default da quasi 95 miliardi di dollari, l’Argentina offrì a i possessori di obbligazioni di stato divenute insolventi uno scambio con nuovi bond, di minor valore e una scadenza molto più lunga. Il 93 % accettò, anche perché a corto di alternative. L’NML di Singer, insieme all’Aurelius Capital Management e ad altri hedge fund minori, rifiutò lo “scambio” di bond proposto in due riprese, nel 2005 e 2010, preferendo ricorrere contro il Paese davanti alla giustizia statunitense per riavere i propri soldi.
E’ quanto il giudice newyorkese Thomas Griesa ordina ora al governo argentino, imponendogli di cominciare a versare $1,3 miliardi entro il 15 dicembre. Aggiungendo inoltre che, finché non lo avrà fatto,
non potrà nemmeno continuare a pagare gli interessi ai proprietari delle obbligazioni ristrutturate.
“Il giudice sta uccidendo tutte le persone che hanno sottoscritto la ristrutturazione”, ha commentato un investitore europeo sentito dal FT
(tradotto qui).
“Un giudice di New York che dice all’Argentina che è tenuta a pagare pienamente i ‘non ristrutturatori’ è irragionevole, per usare un eufemismo”.
Un’ingiustizia, oltre a tutto, che colpisce i’ ristrutturatori’ che rappresentano il 93% dei creditori.
L’Argentina ha reagito malissimo, definendo la decisione di Griesa “
una sorta di colonialismo legale”. Il governo ricorrerà fino alla Corte Suprema. Ma se la sentenza verrà confermata dovrà scegliere: pagare gli “avvoltoi” come la presidente Cristina Kirchner ha chiamato gli hedge fund speculativi; o ignorare l’ordine del giudice, rischiando un altro default , di 20-25 miliardi, se il giudice bloccherà i trasferimenti agli altri creditori, i “ristrutturatori”.
Rischio di nuovo default. A quel punto entrerebbe in scena il Comitato dell’Isda di cui fa parte con diritto di voto lo stesso Singer. Con le sue procedure di accertamento della situazione, le sue regole e la sua proclamata “trasparenza”. E qualche conflitto di interesse, magari, che in questo caso potrebbe rendere più complicato raggiungere l’ unanimità ottenuta quasi sempre fino a oggi, a quanto raccontano. Ma esperti che hanno avuto a che fare direttamente col proprietario del fondo NML – riferisce Business Insider - ritengono che in caso di conflitto Singer potrebbe ricusare sé stesso.
Probabilmente a un nuovo default argentino non si arriverà. Uno scenario del genere pare impensierisca assai la finanza globale, che paventa ripercussioni anche solo da un blocco della ristrutturazione argentina. Ed è questo uno dei motivi –
scrive La Stampa- che induce il governo Usa ad appoggiare l’Argentina.
Ma un risultato gli hedge fund col loro ricorso l’hanno ottenuto: che il giudizio del tribunale newyorkese possa avere implicazioni pesanti per il futuro, è infatti opinione unanime.
Se confermata,
la sentenza aprirebbe la via a scenari nuovi, anche per la Grecia, le cui sorti sono tornate incerte proprio in questi giorni.
Rendere più facile per i creditori citare in giudizio paesi recalcitranti potrebbe complicare le future ristrutturazioni del debito, scrive FT. E cita il parere di un ex dirigente americano alla Banca Mondiale:” Le offerte di ristrutturazione come quella della Grecia sarebbero state molto più difficili se i “non ristrutturatori” avessero avuto più diritti”.
Insomma, mentre da alcune parti si comincia perfino a discutere l'ipotesi di “cancellare” i debiti sovrani, in questo nuovo scenario anche solo ristrutturarli diventerebbe molto più complicato e costoso di quanto già non sia stato fino ad oggi.
Sarebbe una nuova vittoria della finanza globale sugli Stati, che perderebbero ulteriormente potere.
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