Ángel Correa – Stop and Goal

fonte foto: clubatleticodemadrid.com)

Goal e assist, giocate sopraffine e un tumore sconfitto. Ecco Ángel Correa, il talento argentino che può finalmente esprimere tutto il suo potenziale all'Atletico Madrid

A prima vista, il trequartista argentino Ángel Correa è giocatore dalle dimensioni modeste e dal fisico leggero, nulla di notevole in un continente, quello sudamericano, zeppo di campioncini in erba. In patria viene etichettato come un ragazzo piuttosto taciturno fuori dal campo. Ma, quando ha una palla tra i piedi, non è la stessa cosa. Perché lì, su un campo di calcio, la percezione si capovolge. Perché quando il nativo di Rosario è in campo sono gli altri a restare in silenzio. Come quel giorno in cui fece tacere tutto lo Stadio Centenario di Montevideo. E’ il 7 febbraio 2015, l’Argentina affronta l’Uruguay nella finale del Campionato sudamericano Under 20. La Celeste passa subito in vantaggio, in quello che è l’atto finale di una competizione giocata proprio in Uruguay. Alla mezzora di gioco l’Albiceleste pareggia e la gara diventa piuttosto tesa e nevrotica. Ma a nove minuti dal termine, Correa brucia in velocità il suo marcatore, si gira, dribbla un altro avversario e calcia un pallone che non da scampo al portiere uruguaiano. Goal-vittoria e Argentina che vince il titolo per la prima volta in 12 anni di storia.

Ángel Correa
Ángel Correa solleva la coppa da campione del mondo Under-20

All’apparenza, la storia di Correa sembra rispecchiare la classica narrazione del calciatore predestinato, che riesce a farsi spazio nell’elite del calcio giovanile a suon di goal e giocate da urlo. Ma la favola di Ángel non è costernata soltanto da questo. Perché la storia del talentino classe ’95 è quella di un Angelito sceso negli inferi del terrore della morte, prima di risalire alla ribalta: inizialmente alzando la coppa del Sudamericano U20 da capitano della sua Nazionale, successivamente da nuovo crack dell’Atletico Madrid, pronto a stupire tutta l’Europa.

L’INIZIO DELLA FAVOLA – Prima della vittoria da protagonista assoluto (i 4 goal realizzati gli sono valsi il titolo di miglior giocatore del torneo) del Sub-20, è necessario fare un passo indietro, e poi uno in avanti, per raccontare la storia di questo talentuoso calciatore. Nato nella città di Fontanarrosa e Che Guevara, del Loco Bielsa e di Leo Messi, Ángel è un ragazzino che vive con il pallone tra i piedi dal dì alla sera. Nel 2003, a soli 12 anni, la sua classe cristallina passa dai campi sterrati delle strade di Rosario a quelli in erba del San Lorenzo. Poco dopo, il ragazzo deve confrontarsi con il primo grande ostacolo della sua vita: la morte di suo padre e di uno dei suoi fratelli, infatti, è un male insopportabile per Correa. Soltanto il sostegno cruciale di sua madre Marcela gli permettere di crescere sempre di più, sia da giocatore ma soprattutto come uomo, fino a diventare troppo forte per mantenerlo nelle giovanili del club argentino. Tant’è vero che, nell’estate del 2012, c’è già il Benfica pronto a portarselo in Portogallo. L’affare però non va in porto per problemi finanziari e il ragazzo resta nella squadra del cuore di Papa Bergoglio, ma come professionista: venti giorni dopo il suo diciottesimo compleanno arriva anche l’esordio contro il Newell’s Old Boys. Col passare delle settimane, Correa si guadagna la fiducia del tecnico Pizzi a suon di grandi prestazioni e goal a squadre importanti come il Boca Juniors, l’Argentinos Juniors e l’Independiente. Insomma, il trequartista convince tutti e conquista un posto da titolare nella stagione in cui il San Lorenzo fa sua la Copa Libertadores. Le sue magie incantano gli osservatori di tutta Europa, tanto che, prima della finale della massima competizione sudamericana di calcio per club, Ángel diventa un calciatore dell’Atletico Madrid. I Colchoneros versano 7,5 milioni di euro nelle casse dei Cuervos, mentre il calciatore firma un contratto quinquennale. La vita del classe ’95 è praticamente perfetta per lui: una finale di Copa Libertadores tutta da giocare, l’Atletico che lo considera l’erede di Aguero e le porte della Seleccion pronte a spalancarsi. Tutto ciò sembrava l’inizio di una favola grandiosa, ma le peripezie erano già dietro l’angolo. Pronte ad aspettare al varco il piccolo Ángel.

Ángel Correa
Ángel Correa mostra la maglia dell’Atletico Madrid

IL DRAMMA DEL TUMORE – Le visite mediche di rito svolte a Madrid rilasciano un responso scioccante: il calciatore ha un tumore benigno al cuore ed è necessario eseguire immediatamente un intervento a New York. Correa parte subito per gli USA, carico di tensioni e timori per via di un male che avrebbe potuto mettere fine a una promettente carriera, oltre che alla sua stessa vita. “Il giorno dell’operazione, ho pensato alle conseguenze disastrose questo potrebbe avere per me e la mia famiglia nel caso in cui non ho potuto giocare”, ha ricordato Ángel in un’intervista. Un duro colpo da digerire per un ragazzo che, nei giorni in cui è costretto a vedere da un letto d’ospedale il suo San Lorenzo alzare la Libertadores, non può che pregare e sperare di tornare in campo un giorno, ma soprattutto di essere in grado di condurre una vita normale. L’operazione, fortunatamente, riesce perfettamente ed è un vero e proprio successo. Correa sembra essere tra quelli che, in relazione all’accaduto, vedono il bicchiere mezzo pieno: “E’ stato un duro colpo, ma credo che se avessi continuato a giocare sarebbe potuto succedere qualcosa di più grave”. Angelito lo sa bene, e non può che osservare in modo positivo l’evolversi della vicenda.

LA RISURREZIONE DI ‘ANGELITO’ – Per Correa, infatti, non c’è tempo per paura e altre lacrime. Mancano di fatto soltanto pochi mesi ad un Sub-20 da vivere come assoluto protagonista. Mesi che passano lentamente e in modo faticoso, mesi di totale sacrificio e abnegazione. Settimane e settimane che porteranno a raccogliere le gioie più belle: quella della vittoria sul tumore e del ritorno in campo il 24 novembre, costellate dal rinnovato accordo a inizio dicembre tra i club per il suo trasferimento definitivo in Spagna e dalla convocazione ad inizio gennaio per il Sudamericano da parte del ct Grondona. Una convocazione che sorprende tutti, ma il tecnico argentino crede così tanto in Correa a tal punto da consegnargli anche la fascia da capitano. Oggi, a cinque mesi di distanza, Ángel si appresta ad esordire finalmente con l’Atletico Madrid, anche se le offerte per lui non mancano di certo: l’ultima, in ordine di tempo, è stata quella del Napoli, pronto a sborsare una decina di milioni pur di accaparrarsi un talento che abbiamo rischiato di non vedere e godere. Ma che ora è pronto ad emozionare e stupire tutti in mezzo al campo. Come quel giorno in cui ammutolì uno stadio intero come il Monumental.


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