Alpinismo: grande impresa del comasco Schiera sulla Torre Egger

Il 23enne di Anzano e il varesino Della Bordella in vetta per la prima volta dalla parete Ovest
Questa sera il rientro in Italia, con i festeggiamenti dei Ragni di Lecco

 

«Un’impresa storica per l’alpinismo mondiale». Parla chiaro Fabio Palma, presidente dei Ragni di Lecco, per descrivere un record che è molto comasco. Per la prima volta in assoluto, infatti, negli scorsi giorni due scalatori sono arrivati sulla vetta della Torre Egger in Patagonia (Argentina) salendo dal lato Ovest. Finora nessuno ci era riuscito.
Il merito va al comasco di Anzano del Parco, Luca Schiera e al varesino Matteo Della Bordella. Della spedizione faceva parte un altro lariano

, Matteo Bernasconi, di Villa Guardia, che però ha anticipato il rientro in Italia per mantenere fede a un impegno che aveva preso da tempo e che quindi non ha potuto prendere parte al momento decisivo di questa impresa.
Un exploit sofferto e tutt’altro che facile. Lo stesso Bernasconi e Della Bordella ci avevano già provato due volte negli anni scorsi, ma senza giungere in cima.
«Il nostro suggerimento - spiega ancora il presidente Palma - è stato di aggiungere un terzo uomo alla spedizione, chiedendo la disponibilità a Schiera che ha detto di sì con entusiasmo».
E pensare che il 23enne di Anzano del Parco doveva ancora entrare ufficialmente nei Ragni. Il suo ingresso deve ancora essere ratificato dall’assemblea dei soci, che sicuramente non avrà dubbi, considerando che Luca si presenta con una grande impresa.
Il ritorno dall’Argentina sarà questa sera, verso le 22, all’aeroporto di Linate. I Ragni organizzeranno un pullman per salutare i due “eroi”. E anche ad Anzano il sindaco Rinaldo Meroni ha annunciato una cerimonia in onore del giovane compaesano. Ma perché si è trattata di una grande impresa? Gli esperti di alpinismo possono capirlo, ma dal presidente Palma arriva una spiegazione per i profani.
«L’Egger, come tutti i rilievi della Patagonia, non è una montagna alta, visto che è poco meno di 3.000 metri. Ma presenta difficoltà tecniche, logistiche e molti pericoli. Soprattutto lungo la parete Ovest, che infatti non era mai stata “espugnata”, visto che è considerata la più ostica di tutta la Patagonia. Una bella soddisfazione per noi dei Ragni, che abbiamo preparato nei minimi particolari la spedizione e che siamo da sempre legati a quelle montagne».
In passato, non erano mancati i tentativi di scalata dal lato Ovest, e purtroppo erano state registrate anche tragedie. «A livello alpinistico, quindi - afferma ancora Palma - è davvero uno delle imprese più importanti di questi tempi». Un po’ come avere stabilito un primato mondiale in una gara di atletica, per fare un paragone. «E poi non bisogna dimenticare che, per meteo instabile e venti forti, in questo periodo - in Argentina è autunno - nessuno aveva provato questa scalata. Sulla Torre Egger di solito si sale in estate o in inverno con il ghiaccio».
Inizialmente i tre alpinisti - Bernasconi, Della Bordella e Schiera - hanno iniziato l’assalto assieme, ma non sono riusciti a raggiungere l’obiettivo, anche per avere incrociato una pericolosa bufera di neve. Bernasconi è tornato in Italia perché aveva un impegno di lavoro, gli altri due si sono fermati a valutare la situazione, prolungando ulteriormente il “soggiorno” in Argentina. «Onestamente non sapevo bene cosa consigliare loro - afferma il presidente - Certo, mi sarebbe piaciuto vedere due nostri uomini raggiungere per primi l’obiettivo, ma sapevo anche che si trattava di prendere molti rischi». Della Bordella e Schiera hanno fatto di testa loro e hanno deciso di osare. «La fortuna aiuta gli audaci e loro lo sono stati davvero - dice Palma - È stata premiata la loro perseveranza. C’erano là anche altre spedizioni che hanno rinunciato, mentre Matteo e Luca hanno voluto provare lo stesso».
Insomma, adesso ci saranno celebrazioni e grandi feste, anche se per Schiera c’è un altro imminente impegno da onorare: a fine marzo deve discutere la tesi. Per lui c’è una nuova scalata...

Massimo Moscardi

Nella foto:
Un momento della scalata

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